Hensley Sturgis
Cabin Fever
Blue Rose
2001

1/2


Dipendesse dalla mia fissazione per le copertine, che spesso attraggono l'attenzione più di qualsiasi altra forma di pubblicità, gli HensleySturgis avrebbero già conquistato un posto di riguardo tra le novità dell'anno. Scavando più in profondità, ci si accorge che Cabin Fever rispecchia fedelmente le tonalità invernali della citata copertina, un paesaggio desolato ed innevato della campagna dell'Ohio, loro che provengono proprio da Columbus. Il nome non è francamente una scelta vincente in fatto di marketing, ma sappiamo bene che nessuno si lamenterà, tanto il successo di queste band è ridotto al lumicino. Quello che importa mettere in chiaro è che Barry Hensley e Jason Sturgis sono l'anima della formazione, due songwriters-chitarristi che molto democraticamente si dividono la posta in gioco dei tredici brani presenti nel disco in questione, secondo lavoro ad essere pubblicato sotto l'egida della Blue Rose. Assestatisi come una vera e propria band, grazie all'aggiunta di una sezione ritmica stabile, gli HensleySturgis non fanno che confermare le favorevoli impressioni del loro debutto di due anni orsono (Open Lanes), senza apportare radicali mutamenti al loro suono. Roots-rock lineare e limpido che più "american" di così si muore, chitarre spiegate e produzione di prima classe. Tiriamo pure in ballo i Jayhawks (specialmente in certe ballate dai toni medi quali Heart of the past, Bottom land o Same old story) ma non dimentichiamoci i trascorsi dello stesso Hensley nei Big Back Forty (qualcuno se li ricorda? Un solo disco all'attivo). Inoltre, una pedal steel avolge di tonalità country-rock alcuni episodi, ma l'impressione è che il cuore della band batta per il rock'n'roll (Spark in the dark, Ledge) e per alcune ballate sostenute e chitarristiche nel segno di Tom Petty e dei suoi migliori discepoli (Gin Blossoms?), come dimostrano Abandon e Which William. Infine la chiusura "byrdsiana" di Hazelwoody haze vale da sola la spesa.

www.hensleysturgis.com