A.A.V.V.
Avalon Blues, Tribute to Mississippi John Hurt
Vanguard
2001




Progetto voluto ed inseguito con tenecia da Peter Case, Avalon Blues si svela finalmente in tutta la sua passione e competenza. Questi sono infatti i tratti salienti di un progetto fatto con anima e cuore, un atto di amore e devozione verso la musica di Mississippi John Hurt fatto da un manipolo di indiscutibili artisti (manca solo Kelly Joe Phelps e sarebbe stato veramente perfetto), più o meno giovani, tutti influenzati, ed in maniera differente, dall'arte di questo maestro della chitarra country-blues. Le sue dolci "filastrocche" acustiche ed il suo inconfondibile "sapore" sudista vengono ripresi da sensibilità molto lontane fra loro, ognuna ben conscia di non dover inseguire nessun fantasma e soprattutto di non essere costretta a copiare di pari passo le inimitabili inflessioni dell'originale. Per questo motivo Avalon Blues è uno dei migliori tributi da molto tempo a questa parte (e sappiamo bene quanti inutili oggetti del genere sono serviti in questi anni solo a rimpinzare le casse delle majors discografiche), un disco di rara bellezza, che può essere accostato, su un altro versante, a quello dedicato, un paio d'anni fa, al compianto Gram Parsons. La formula vincente, che potrà dunque essere l'arma migliore per avvicinare nuovi adepti alla musica di Hurt, è quella di rivedere i suoi classici alla propria maniera e nello stesso tempo senza snaturare eccessivamente l'originale: ecco perchè ogni brano suona contemporaneamente legato allo stile del singolo interprete ed allo spirito di Mississippi John Hurt. In questo modo l'intero lavoro risulta fortemente unitario, senza cedimenti e sfilacciature.


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Proviamo per una volta ad analizzare brevemente ogni brano, per capire quale immagine ne hanno ricavato i diversi artisti coinvolti:

1) Chris Smither - Frankie & Albert
Un vecchio e poco apprezzato leone della scena cantautorale alle prese con una versione molto rispettosa dei dettami classici del suono di Hurt. Strumentazione rigorosamente acustica, sound caldo ed avvolgente.

2) Bruce Cockburn - Avalon, My Home Town
Impeccabile lavoro chitarristico di Cockburn, che oltre a sciorinare un'interpretazione vocale da manuale, ricama di fino all'acustica, accompagnata da un leggero tappeto delle tastiere.

3) Lucinda Williams - Angels Laid Him Away
Una resa da antologia. Sembra una outtake dei suoi ultimi dischi, clima sornione e voce rilassata, decisamente sudista.

4) Alvin Youngblood Hart - Here I Am, Oh Lord, Send Me
Versione ruspante e leggermente elettrificata: un sfondo di percusssioni minimali, una voce da navigato blues singer, per una delle più interessanti giovani figure del moderno rock-blues.

5) Steve & Justin Earle - Candy Man
Quasi irriconoscibile: uno dei massimi classici di Hurt diventa una vera e propria ballata alla Steve Earle. Country-blues strascicato nello stile di Train a Comin', il suo disco acustico, con alla batteria il figlio Justin.

6) Peter case & Dave Alvin - Monday Morning Blues
Il promotore del progetto fa coppia con l'amico di sempre Dave Alvin per una rilettura generosa dell'originale: l'entrata di Dave al canto è da brivido e Case caratterizza il brano con un'ottimo lavoro all'armonica.

7) Ben Harper - Sliding Delta
Sussurrata come è suo solito, la canzone è dolce ed accogliente e Harper mostra tutta la sua maestria nel maneggiare la chitarra.

8) Geoff Muldaur - Chicken
Una resa molto retrò, con i cori "famigliari" di Jenni e Clare Muldaur: sembra uscita dagli anni trenta, molto divertente, anche se meno geniale di altre interpretazioni.


9) Mark Selby - Make Me a Pallet On Your Floor
Inattesa: conosco poco o nulla di questo giovane bluesman bianco di casa (incide per la stessa Vanguard). Una versione grezza ed elettrica, ma moderata, ed una buona interpretazione vocale.

10) Beck - Stagolee
Qui ritroviamo il Beck di Mutations, l'irriverente e giovane folksinger che ricopre un ultra-classico del repertorio di Hurt con indubbia efficaccia. La voce è anche filtrata per dare un manto di antico al brano.

11) Victoria Williams - Since I've Laid My Burden Down
Con il fedele marito Mark Olson, una Victoria Williams sempre generosa e piena di trasporto da il suo taglio scanzonato alla gospel song in questione. Sicuramente una delle più originali, se amate i vocalizzi "nevrotici" della Williams.

12) Bill Morrissey - Pay Day
Come nel caso di Smither, anche Morrissey è uno della old school e sa rendere al meglio lo spirito country-blues della musica di Hurt. Ligio al copione.

13) Taj Mahal - My Creole Belle
Taj è l'unico della combricola che Hurt lo ha conosciuto direttamente e ci ha suonato insieme negli anni sessanta. La sua My Creole Belle è suonata nello stile hawaian-blues degli ultimi dischi con la Hula Blues Band. Solare.

14) Gilliam Welch - Belulah Land
Straordinaria interprete della più nascosta tradizione folk degli Appalachi, la Welch e la sua celestiale voce ci ammaliano.

15) John Hiatt - I'm Satisfied
Non poteva che chiudere lui: dopo il bagno acustico di Crossing Muddy Waters dell'anno scorso, la presenza di Hiatt era d'obbligo e lui ripaga al meglio. Ottimo anche alla chitarra.