Dan Bern - Fleeting Days Cooking Vinyl 2003

E adesso? Tireranno fuori ancora la storia dell'eterno "nuovo Dylan"? Non ci è dato sapere se le intenzioni di Dan Bern prima di entrare in studio fossero quelle poi effettivamente riscontrabili tra le note di Fleeting Days, è pur vero che la prima impressione suscitata dalle nuove canzoni sia di un leggero scarto rispetto ai luoghi comuni che gli sono stati appiccicati fin dai suoi esordi. Le avvisaglie le avevamo già avvertite con il precedente New American Language, con ogni probabilità ancora oggi il suo disco più unitario, in cui la vena di folksinger e dylaniano d.o.c. veniva rivista alla luce di una rinnovata energia elettrica. Allora si erano tirati in ballo, complice la supervisione di Chuck Plotkin, accenti springsteeniani e in ogni caso un atteggiamento più da rocker urbano. Fleeting Days, inciso sotto la famigerata sigla Dan Bern and the IJBC, prosegue evidentemente su quegli intendimenti, ma trova nello stesso tempo nuovi punti d'ispirazione. E' un frizzante rock'n'roll che non può prescindere dalla band alle spalle, un sound pulsante sul quale le liriche del nostro si adattano alla perfezione, ed oggi più che mai il punto di riferimento principale diventa Elvis Costello. Lo percepisci distintamente nella saltellante Eva, nel power-pop sbarazzino di Jane, persino nel tiro punk di Crow. Le inflessioni della voce facilitano ulteriormente tali paragoni, tanto quanto le chitarre di Eben Grace, più "british" che in passato e l'infarinatura di piano, tastiere ed organi proposta da Will Masisak (anche nelle vesti di produttore). Le radici del personaggio non sono tuttavia estinte (da sentire il talkin' blues infuocato di Fly Away), anche se inserite nel contesto più variopinto di Fleeting Days potranno a tratti risultare sfuocate (Closer to You), un po' pretenziose (Graceland), rischiando di sfuggire di mano. Non è il caso comunque di perdersi per strada il rock proletario di Baby Bye Bye, la filastrocca country di Chain Around The Neck, o il finale accorato con Soul, uno dei pezzi migliori che Dan abbia mai estratto dal suo cilindro. Forse impreciso, come sempre vulcanico, Dan Bern ha deciso di non farsi imprigionare da etichette indesiderate: andrebbe premiato se non altro per il coraggio
(Fabio Cerbone)

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