The Hangdogs - Wallace '48 Crazyhead 2003 1/2

 

Da una onesta banda di sgangherato roots-rock come gli Hangdogs ti aspetti poche ma solide certezze, soprattutto una manciata di frizzanti canzoni sull'America di provincia. In gran parte ciò non viene affatto smentito, anzi, semmai amplificato dal disco più maturo ed elettrico che questi atipici cowboys newyorkesi abbiano sino ad ora inciso. Quello che non prevedi probabilmente sono le sferzate al governo americano, i testi un po' ingenui, ma orgogliosamente barricaderi e corrosivi, la spietata derisione della società consumistica statunitense e del mercato discografico, tutto racchiuso in una lunga carrellata di blue-collar rock a tinte country. Insomma abbiamo scoperto l'anima "operaia" e ribelle del movimento Americana. Wallace '48 è un titolo che racchiude il senso di queste invettive: Henry Wallace (a cui è dedicato l'omonimo brano in apertura, un brillante old-time country acustico) fu il vice sotto la presidenza Roosvelt e quindi acerrimo contestatore di Truman negli anni dopo la seconda guerra mondiale. Candidato alla presidenza nel '48 per il Progressive Party (formazione politica di ispirazione progressista dalla breve durata) pronunciò discorsi contro la corsa alla bomba atomica e fu promotore di un dialogo con la superpotenza sovietica (impossibile non ravvisare in questo una malcelata critica all'attuale situazione mondiale). Nella caccia alle streghe degli anni conquanta fu inevitabilmente isolato e accusato di comunismo. Fin qui la parte storica del nuovo capitolo Hangdogs, doverosa comunque per comprendere la vitalità che anima il disco. Una freschezza che molto deve alla produzione dell'esperto John Agnello (Steve Wynn, Son Volt, Buffalo Tom e mille altri): il sound crudo e stradaiolo costruito da quest'ultimo ha fornito il destro per far emergere la tensione elettrica che scorre nelle chitarre di Automatic Slim e Kevin Karg in Waiting For The Stars to Fall, Memo From the Head Office e nel finale trascinante con il classico Long Black Veil, qui trasformato in un rock'n'roll senza fiato. La voce limpida di Matthew Grimm resta la carta vincente, in grado di risaltare le melodie on the road di ottime ballate elettriche quali la cover di Midnight Train to Georgia e la nostalgica Goodnight Texas. Il background country-rock della band, con quegli inconfondibili profumi texani, viene fatto salvo dalle ruspanti Drink Yourself To Death (con dedica alle stars di Nashville) e She's Leaving You, peccando forse un po' di indulgenza in Serious Guy e Alcohol of Fame (alla voce solista Karg), i brani più deboli nel contesto del disco.
C'è abbastanza fegato negli Hangdogs per confermarli tra le formazioni più sincere della vecchia guardia alternative-country: Wallace '48 ha energia da vendere e una dose di sana polemica che non fa mai male.
(Fabio Cerbone)

www.hangdogs.com