Giant Sand - Is All Over the Map Thrill Jockey  2004

 

La carriera di Howe Gelb è come un fiume in piena che, per sfogare tutta la propria vena creativa, si vede quasi forzato a riversarsi su progetti paralleli tutt'altro che sporadici. Tra questi, a me piace ricordare Op8 (con i Calexico e Lisa Germano) e The Band Of Blacky Ranchette, ma il più noto è conosciuto come Giant Sand, band nata più di vent'anni orsono, i cui lavori si perdono fra editi e bootleg series in vendita on line. I Giant Sand sono un trade mark apprezzato e quotato, consolidatosi storicamente sull'asse Gelb-Burns-Convertino. Nel corso degli anni, Burns e Convertino sono diventati i Calexico, supportando Howe nel programma già rafforzato, fino alla pubblicazione di Cover Magazine. Da allora sembrava che dei Giant Sand non ne avremmo più sentito parlare. Ma per Howe non avere più quella band significava anche interrompere parzialmente il sodalizio con la Thrill Jockey e dover trovare un nuovo nome per una nuova creatura: compito forse ancor più arduo che sfornare canzoni. E siccome Howe è imprevedibile e, come detto, doveva trovare una via d'uscita alla propria travolgente creatività…ecco che i Giant Sand risorgono e tornano con un cambio, anche se non proprio radicale, nella line-up. Infatti, lasciati i compagni storici, l'eclettico musicista si affida ora ad un trio danese già sperimentato in qualche suo album solista, quello formato da Anders Pedersen (chitarra, lap steel e mandolino), Thoger T. Lund (basso) e Peter Dombernowsky (batteria). Il nuovo disco, che si intitola Is All Over The Map, si affida nuovamente a John Parish per il mixer e sfoggia una cattiveria musicale divagante in distorsioni chitarristiche e in qualche pezzo di audace, impuro rock and roll modernista (l'adrenalinica Remote e la successiva Flying Around The Sun At Remarkable Speed). Difatti Gelb non è un integralista, anzi, ama spaziare e modellare il suono a proprio piacimento. Is All Over The Map è dunque un'altra grande prova: l'album trova, in alcune ballate malinconiche (Cracklin' Water e Hood non sono affatto male), il valore aggiunto ad un lavoro che rockeggia talvolta a ritmo di swing (Muss), ma che lascia spazio anche al solito sound desertico e da confine messicano (Les Forçats Innocents), in stile Tucson. E' però la tristezza di Classico ad aprire i battenti e ad incupire l'aria, sia col suo pianoforte che con un andamento barcollante, interrotto solo dall'agrodolce e pop Nyc Of Time (con il coro di Marie Franck, presente anche in altri brani). Dopo di che, il culmine della sofferenza viene raggiunto dalla Reprise di Classico, in cui a cantare sono Vic Chesnutt e Herniette Sonnenvalt. Sul finire del disco, l'imprevisto: una cover di Anarchy In The UK, ribattezzata Anarchistic Bolshevistic Cowboy Bundle, cantata dalla figlia di Howe (Indiosa Patsy Jean Gelb), che scema in un country davvero fuori luogo. Dal gradevole Is All Over The Map non si giunge che ad una conclusione: i Giant Sand sono Howe Gelb.
(Carlo Lancini)

www.giantsand.com