David Andrews - Everything to Lose East Sound 2004 1/2
inserito 08/03/2005

Il nome di David Andrews circola nel "nostro" music business gią da alcuni anni: prima, in coppia con l'amico Caleb Klauder in Oregon, dove si era trasferito dalla natia California, fonda i Calobo, band con attitudini pop-rock-jazz-jam, che ottiene buoni risultati sia a livello di pubblico che di vendite verso la metą dei'90 (buono il loro Live at Crystal Ballroom), poi, finita l'avventura, cerca di ritagliarsi uno spazio come singer songwriter, dando il via ad una carriera solista, arrivata ora al secondo disco. Se il primo, Get me Out of This Place (2000), richiamava atmosfere cantautorali abbastanza classiche (la California dei '70), quest'ultimo lavoro segna sicuramente notevoli passi in avanti. La differenza la fanno la produzione (Marvin Eitzoni, gią al fianco di Counting Crows e Toad The Wet Sprocket), i musicisti (un cast di assoluto rispetto in cui brillano Bucky Baxter, strepitoso a dividersi tra pedal steel, mandolino e chitarre acustiche, e la dolce Tammy Rogers al violino e alla viola), ma soprattutto le canzoni: quasi tutte farina del sacco di David Andrews, che solo in un paio di occasioni si fa aiutare dal gią citato Eitzoni. La spina dorsale del cd č rappresentata da un pugno di ballate voce e pianoforte, impreziosite da ottimi e misurati arrangiamenti elettroacustici, che ci portano ad un cantautorato pił adulto, urbano, che potrebbe avere il riferimento principale in Marc Cohn, con il quale David Andrews dimostra di avere pił di un punto di contatto. Fra queste citerei senz'altro Completely (ottimo l'assolo alla steel di Bucky Baxter); Don't Cost Much, pił lenta, romantica, con una notevole prova vocale da parte di Andrews il quale, dimenticavo, suona tutte le parti di pianoforte e accompagna qua e lą con l'acustica; Treasure Today che ricalca la precedente come struttura e bellezza. Ma non tutto si esaurisce a questo punto: ci sono anche piacevoli "variazioni sul tema" che in alcuni casi David Andrews sembra di saper trattare molto bene: la folk song d'altri tempi Oh Mrs. Johnson tutta mandolino e chitarre acustiche, la scoppiettante title-track, in apertura, country rock con buone aperture melodiche, Don't Walk Away, pop rock song con una cascata di corde, fino alla chiusura di Common Good, rock ballad pianistica leggermente pił nervosa e Little Mary, toccante lullaby per voce e piano Wurlitzer. Un'altra ottima occasione per avvicinarsi alla sua musica (oltre naturalmente a questo disco), potrebbe essere il tour che, grazie a Carlo Carlini di Only a Hobo, dovrebbe portarlo dalle nostre parti a primavera inoltrata. Fateci un pensiero
(Gabriele Buvoli)

www.davidandrewsband.com