inserito 08/09/2006

Roddy Hart
Bookmarks
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Vertical 2006]



Accade di rado, ma quando un giovane songwriter di origini anglosassoni decide di mettere un piede nella tradizione cantautorale americana accade sempre qualcosa di magico. L'ultimo in ordine di tempo è Roddy Hart, ventiseienne scozzese di Glasow che sembra avere condensato nella sua scrittura un romanticismo rock ormai sul viale del tramonto. Una storia singolare la sua: bambino prodigio, musicista dall'età di sei anni, quindi al seguito di un circo, dove impara l'arte del mangiafuoco, si è dedicato anima e corpo alla composizione solamente in tempi recenti. Una raccolta di demo e schizzi acustici, Home Tapes, lo rivela alla stampa nel 2004. Si mette alla prova compiendo un giro, come molti ormai, al South by Southwest di Austin, e con i giusti agganci comincia a fare da spalla per grandi nomi, tra cui John Prine e Kris Kristofferson. Impara in fretta e mette da parte i consigli, facendoli fruttare in queste tredici canzoni colme di speranza ed espressività. Hart possiede la voce e la convinzione di un veterano per il modo in cui padroneggia un songwriting di estrazione assolutamente classica: le sue ballate hanno il passo sfarzoso di un rock urbano anni settanta, le rughe antiche di un folksinger texano e le combinazioni pop che gli derivano dalla sua terra. Prendete la tensione melodica del migliore David Gray, dategli una parvenza roots alla Ryan Adams ed avrete un'idea piuttosto precisa delle ambientazioni in cui si sciolgono le armonie di The Life and Time of Joseph Rowe, Rain in December, Nothing is Broken, One Thousand Lives. Le liriche, sentimentali e malinconiche, hanno la stessa prestanza e l'amalgama con la parte musicale non conosce sbavature: Hart confeziona un suono luminoso per chitarre (le sue e quelle di Paul Livingston), piano, organo hammond (Geoff Martyn) e qualche imbastitura tradizionale nell'utilizzo di mandolino, armonica e pedal steel (Dave McGowan). Gran parte di questa strumentazione è nelle sue mani e fa scintille: sentite ad esempio il soffio dell'armonica in She is All I Need, di pari passo con il pianoforte di One thousand Lives, che tratteggia una inconfondibile melodia springsteeninana, e ancora la solennità di ballate quali My Greatest Success e Home, entrambe impreziosite dalla presenza di Kris Kristofferson e della concittadina Eddi Reader ai cori. Ad alleggerire il peso specifico di questo songwriting compaiono quindi il brioso sobbalzare di Flames e la morbida Suffocate, pop song semplicemente perfetta. Non è detto che Roddy Hart diventi una star, ma ha tutti i numeri per farsi valere ed una personalità che può solo crescere nel tempo. In attesa di ulteriori sviluppi, Bookmarks è un esordio che lascia davvero appagati, senza tema di smentite uno dei dischi più intensi di questa rubrica da molti mesi a questa parte e certamente un favorevole candidato per le rivelazioni di fine anno.
(Fabio Cerbone)

www.roddyhart.com
www.verticalrecords.co.uk