inserito 07/01/2008

Ryan Adams & the Cardinals
Everybody Knows Ep
[
Lost Highway/ Universal  2007]



Un altro colpo di coda da parte di Ryan Adams, che è riuscito ad abbindolarci con l'ennesima offerta discografica sul finire di stagione. Meno tormentata e generosa del 2005, quella che lo aveva visto sciorinare ben tre lavori consecutivi, tuttavia anche l'annata appena trascorsa non è passata inosservata, con uno strascico che si arrichisce del qui presente Everybody Knows, in verità versione europea allargata di un Ep già pubblicato in autunno con il titolo di Follow the lights. Non manca di contraddizioni e persino di una leggera supponenza il nostro Ryan Adams: quella sua frenetica attività che sembra condannarlo a rendere pubbliche tutte le sue esternazioni musicali, sottostando per forza a qualche scivolone in termini di qualità. Spesso però, quasi sempre diciamo la verità, ha saputo smentire queste illazioni, dando alla luce raccolte per nulla raffazonate, dischi acerbi forse ma di una bellezza disarmante. Fu il caso di 29, esattamente un anno fa, lo è a maggior ragione Everybody Knows. Otto canzoni, trenta minuti abbondanti che lo rendono quasi un album a tutti gli effetti, di poco inferiore per sostanza al recente Easy Tiger. Non ne possiede evidentemente la stessa ambizione, ma l'uniformità del materiale, il suono pastoso e in gran parte colto dal vivo, le vibrazioni elettro-acustiche che lo accompagnano sono una celebrazione dei Cardinals quale backing band, del loro essenziale ruolo nella maturazione di Adams come autore. Fatta eccezione per la stessa title track, morbida ballata resa in quello stile roots pop ormai marchio di fabbrica, il resto contiene gemme che potrebbero avvicinare non soltanto il completista di turno. A cominciare dagli inediti assoluti Follow the Lights e My Love for You is real: la prima si adagia a quel folk trasognato che attraversava il citato 29, mentre la successiva è un mezzo capolavoro di dolcezze rustiche, in cui il lavoro di Jon Graboff, Neal Casal e Jamie Candiloro esalta un sound che ha acquisito una profondità impeccabile. Quello che avanza è tutto oro che luccica e se non vale la pena essere più generosi nel giudizio finale è soltanto per la remora di trovarsi ancora una volta a mordersi le mani per la dispersione con cui Ryan Adams spreca le sue cartucce migliori. Eppure, come restare indifferenti alla struggente versione di Blue Hotel (donata a suo tempo all'amico Willie Nelson per Songbird), seguita a ruota da una riedizione da brividi di Down in a Hole, cover degli Alice in Chains dal profumo folk rock principesco, e ancora da una rivoltata e definitiva interpretazione di This Is It, che dal rock furbetto di Rock'n'Roll, disco in cui faceva mostra, diventa oggi una magnificente ballata dei Cardinals. Chiudono la portata due episodi catturati dal vivo in studio: If I Am a Stranger e Dear John. Più canonica la prima, meglio eleborata la seconda, che mantengono fede al clima dell'intero Everybody Knows Ep, certamente un diversivo ma con molte ragioni da vendere.
(Fabio Cerbone)

www.ryan-adams.com
www.losthighwayrecords.com


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