inserito il 03/01/2008

Shooter Jennings
The Wolf
[Universal South 2007]



Con la follia e la tenacia che sono proprie di un figlio cresciuto "on the road", tra fuorilegge e sostanze più o meno illecite, tra ballate che avevano in bocca il sapore della tradizione country e nelle gambe il furore del rock'n'roll, Shooter Jennings non ha mai nascosto l'eredità della famiglia: Waylon era il padre Outlaw e tale resta il suo diretto discendente, fiero in qualche modo di traghettare ai giorni nostri il senso ultimo di quella ribellione musicale operata nel pieno degli anni Settanta. Tuttavia, se da una parte i precedenti, pur ottimi, lavori di studio ne avevano sancito la capacità di entrare in comunicazione con gli stilemi classici del linguaggio country rock, dall'altra ne subivano un fascino troppo eclatante, risultando spesso derivativi, privi di quella personalità per passare da giudizievole imitatore a nuovo adepto del verbo Anti-Nashville, dotato di un carattere riconoscibile. Lo aspettavamo al varco. Ebbene The Wolf è il disco che mancava all'appello, quello che sancisce definitivamente l'esplosione di Shooter Jennings, che ne amplifica quel suo fare spaccone da ragazzo ribelle del country. Chiamatela, se volete, American music, ma davvero non cadete nell'errore di limitare queste canzoni nel limbo di un genere: il lupacchiotto di Shooter morde la carne del southern rock, di ballate polverose iniettate di soul music, di cori in caldo odore gospel, infilando nella stessa ricetta violini e sezioni fiati, banjo, chitarre hard e cori sudisti. Shooter Jennings piace esattamente per questa sua "faciloneria", per questo rischiare in prima persona senza pretese, tanto è vero che il nuovo disco è stato già ampiamente massacrato da più parti. Cosa si sono persi nella loro supponenza i detrattori: il talkin' smargiasso di This Ol' Wheel, con l'ospite Doug Kershaw al violino, è il primo passo nella bolgia di The Wolf. La storia di una vita condensata in una canzone, i fantasmi di papà Waylon e Johnny Cash corrono sulle ruote di un rock'n'roll che gronda energia. Tangled Up Roses è il primo gancio melodico, una fiammata di quello che un tempo avremmo chiamato heartland rock, e che bene si accoppia con la riedizione di Walk of Life dei Dire Straits: ligia all'origonale ma più sfacciata e godereccia nel suo intersecare fiddle e pedal steel. Quest'ultimo strumento regna sovrano nel finale mariachi di Old Friend, pezzo da collezione del disco insieme al ciondolare country di Concrete Cowboys, alla stessa title track, robusto episodio southern che anticipa il finale pirotecnico A Matter of Time, con i suoi cambi di umore, il suo crescendo orgiastico e trascinante tra la slide guitar e i cori dei Settle Connections. Un disco che non ha paura di suonare spavaldo, di mettere in gioco le proprie radici ampliando le tonalità del songwriting: i suoi testi suonano sbruffoni e volutamente peccaminosi, fancedosi aiutare dal chitarrista Lorey Powell (sua la firma sul funky blues bollente di Higher e sulla trascinante saga southern country soul di Slow Train, ospiti i redivivi Oak Ridge Boys) e dall'ottimo Ted Russell Kamp (che porta in dono il lentaccio Last I Let You Down dal recente Divisadero), eppure The Wolf è un boato rock'n'roll con i fiocchi che non si sentiva da tempo, sempre che abbiate a cuore i piatti elettrici piccanti, il romanticismo teatrante del rock da strada e qualche bandiera confederata svolazzante.
(Fabio Cerbone)

www.shooterjennings.com
www.universal-south.com


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