inserito 09/05/2008

Nolan McKelvey
The Sound of the Crash
[NOlan McKelvey
 2008
]



Dopo l'exploit di Gold nel 2001, i cercatori d'oro nei territori, brumosi e dai confini incerti, dell'Americana sono spuntati come funghi nel bosco dopo un temporale. A qualche anno dalla pandemia, se guardassimo nei nostri forzieri scopriremmo che le pepite sono poche, non molte le pagliuzze e tanta, troppa la pirite scambiata per metallo prezioso. Attenzione, però, a credere Nolan McKelvey l'ultimo della lunga lista di imitatori del genio sregolato e logorroico di Jacksonville: il ragazzo non è un new kid in town. Bassista nei Benders, combo di bluegrass alternativo di Boston, collaboratore di nomi di un certo peso (Levon Helm, Dana Colley dei Morphine, Kris Delmhorst), negli ultimi anni ha fatto la punta al suo songwriting grazie ai 33, band con cui ha realizzato 3 album di country-rock parsonsiano meravigliosamente fuori del tempo. Quest'ultima fatica, la prima edita solo a suo nome, rivela in qualche misura una svolta pop/rock.

Certo, si parla di un rock da tempi medi e orizzonti larghi, in cui sotto lo spessore più elettrico degli arrangiamenti si coglie ancora la tessitura tradizionale, folk, della sua scrittura. Soprattutto, al di là o, forse, in virtù di questo cambio di passo, McKelvey rivela una maturità compositiva che sarebbe un crimine continuare a ignorare. Dalla apertura perfetta di Michigan, ai tentativi di sfidare Ryan Adams nel gioco che gli riesce meglio (Perfect Crime, Weathervane), ai debiti di nostalgia pagati ai Jayhawks (I Can't Disguise), fino al sussurro acustico che diventa urlo nella conclusiva Fallen Star, The Sound of the Crash sorprende e si impone per l'alta qualità delle canzoni. Prendiamo la già citata Michigan, che potrebbe essere stata smarrita da Tom Petty nei primi anni '90, tra grandi spazi aperti e fiori selvatici: andamento un po' indolente, una vibrante epicità sottopelle e un solo di chitarra che scuote il brano al momento giusto. "Non ci cvedo, cava, c'è ancova gente che mette assoli di chitavva nelle canzoni, che volgavità..." Se l'avete pensato, tornate pure alla pagina di Pitchfork. Qua non stiamo parlando della sperimentazione di un linguaggio nuovo, ma della solida capacità di parlare una lingua forse abusata ma che in bocca a tanti altri colleghi si frantumerebbe in balbuzie e afasie.

Tra le liriche, semplici e dirette (nessuna aspirazione di iscriversi al club dei nuovi Dylan), segnaliamo la sinistra e antibellicista The Decider, dalla veste sonora notturna e psicotica. Tra i musicisti, nessuno di grido, ma tutti bravi a mettersi al servizio delle canzoni, ottimo il lavoro di Jeff Lusby alle chitarre e di Mike Seitz al wurlitzer (in evidenza nella fumosa e jazzata Twilight). Certo, non è tutto oro 24 carati, e manca probabilmente il piccolo grande classico che restituirebbe fede nei miracoli a noi poveri agnostici del rock'n'roll, ma nessuna canzone difetta di personalità, e anche quello che potrebbe sembrare un tentativo di farsi notare da qualche producer hollywoodiano per finire nella colonna sonora della prossima stagione di Grey's Anatomy (Ripple on the Water) può dirsi riuscito. Consigliato, se non si era ancora capito.
(Yuri Susanna)

www.nolanmckelvey.com
www.cdbaby.com


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