inserito 26/10/2009

The Avett Brothers
I and Love and You
[
American/ Sonyt  2009]



"Band dall'anima antica e dallo spirito giovane", scusate la citazione: una definizione che calzava a pennello per gli Avett Brothers, strampalata coppia di fratelli dal North Carolina che grazie ad un seguito costante e un lavoro di retrovia lungo un decennio sono passati dalle produzioni orgogliosamente indipendenti alle cure di Rick Rubin sotto il marchio American. Non vorrei che avessero preso troppo sul serio quella definizione, poiché I and Love and You sembra davvero barattare la singolarità così naif e semplice del passato per qualche pretesa di modernità non esattamente messa a fuoco. Si sentono più spavaldi Scott e Seth Avett, forti di una maturazione ineceppibile e di un percorso che li ha sempre contraddistinti per non restare imprigonati nel luogo comune dell'old time band dall'aria festaiola. Su questo va dato atto che la crescita compositiva - che già il precedente Emotionalism richiamava a gran forza - ha proseguito sui binari di quella canzone hillbilly e folk trasfigurata verso qualcosa di più personale e stravagante, ricco di invenzioni e generosi slanci.

Questa volta però I and Love and You rimane in sospeso, indotto a sterzare con decisione verso un pop colorato ed acustico dove il ruolo centrale è svolto dal pianoforte (ospite anche Bemmonth Tench degli Heartbreakers), mentre gli Avett Brothers svendono un po' le loro struggenti melodie in favore di qualcosa che suona semplicemente più banale. Che vogliano essere i nuovi Okkervil river (And It Spread) , magari un poco più appetibili per il grande pubblico, una reincarnazione di Elton John (Head Full of Doubt/Road Full of Promise) passando stranamente per le Violent Femmes (Kick Drum Heart), o ancora un ensemble folkloristico coniugato con il gusto più contemporaneo, in tutti questi casi I and Love and You risulta chiaramente irrisolto. E la mancanza maggiore, in tutta sincerità, non pare proprio imputabile allo stesso Rick Rubin, il cui vero difetto forse è proprio l'essere rimasto a guardare: non è insomma una sorta di tradimento quello che potremmo imputare da irriducibili agli Avett Brothers, forse soltanto il fatto di aver compiuto un passo nella direzione di una scommessa sbagliata.

Perché le armonie vocali, i sapori agresti, i languori di un tempo covano ancora in Ten Thousand Words, trovano persino nuove declinazioni in Laundry Room e nella title track (comunque commovente) ma esplodono poi in gioiose e futili filastrocche pop (l'accoppiata in Tin Man e Slight Figure of Speech), senza tuttavia lasciare addosso quell'urgenza, quel tormento che in passato li aveva contraddistinti, preferendo allora il candore, un po' inoffensivo va detto, di January Wedding. Che non vogliano restare chiusi in ghetto è scelta saggia e coragiosa, che siano in grado di trovare una sintesi o un linguaggio rinnovato è ancora tutto da dimostrare.
(Fabio Cerbone)


www.theavettbrothers.com
www.myspace.com/theavettbrothers


 


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