inserito 16/12/2009

Lee Barber
Thief And Rescue
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Lee Barber 2009
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Ma pazzesco! Il direttore mi passa questo disco, del quale non so nulla. Vado in rete per raccattare qualche informazione e leggo: "Thief And Rescue suona come un album perduto di Lou Reed, registrato ad Austin tra Rock And Roll Heart e Street Hassle." Wow!, penso, e contestualmente scopro che dentro c'è pure Will Sheff, leader degli Okkervil River (band che apprezzo molto), che di Lee Barber, nato a Baton Rouge ma da trent'anni residente in Texas, dice: "Sono pochi i songwriters capaci di scrivere una classica ballata da piangerci su con la sua dignità e la sua modestia." Bene, benissimo, già mi immagino una strabiliante scoperta discografica di quelle per cui vantarsi, un gran disco di rock and roll come dio comanda, elettrico e metropolitano, tradizionalista nella scrittura e contemporaneo nell'urgenza espressiva (come gli Okkervil), addirittura prodotto con tutti i crismi da Brian Beattie, un luminare dell'indie-rock di stanza tra Austin e dintorni.

Insomma, infilo il cd nel lettore e... oh dio, oh dio, cos'è questa nenia insopportabile, cosa sono questi rachitici sbuffi elettrici, cos'è questa voce totalmente priva di sfumature ed estensione? Ma la sentite Gloryland Bus Driver, la sentite The Monkey And The Ass, la sentite Darla (appunto quella dove appare Sheff), le sentite queste canzoncine che tirano cinque minuti su un accordo e mezzo, il che non sarebbe necessariamente un male, ma un accordo talmente brutto, scombinato e cacofonico come avrebbe potuto almanaccarlo un Tom Verlaine appisolatosi per sbaglio sulla pila di canottiere sozze di Richard Hell? Dico, prendete quella cosina di Something's Moving, pur simpatica, nel suo azzardare un rockaccio stonesiano con tanto di fiati, eppure tutta così "storta" e macilenta che Johnatan Richman, al confronto, sembra gli Yes... E poi la voce, la voce di Barber: forse che a Baton Rouge o a Austin non ci sono dei bravi foniatri? Queste cose si curano, sapete (e suonano meglio, in ogni caso, nella spoglia dimensione acustica della discreta All Night Long o nel mantra interminabile della notturna Let's Get Lost, il brano migliore, nonché il meno prevedibile, dell'intero programma).

Ora, io non ce l'ho con Lee Barber. Non ce l'ho con lui perché ha un sito internet che, in effetti, sprizza understatement e bonomia da ogni carattere, perciò quasi mi dispiace parlarne male (anche se, caro Lee, quando affermi di aver voluto cogliere un suono tra Stephen Foster e George Harrison, tra Townes Van Zandt e V.D. Parks forse esageri un po', e poi Parks si chiama "Van Dyke", non "Van Dyck", che sembra equivoco). Capisco che abbia divorziato da poco e sia sconvolto da Katrina (ancora?). Io, però, sono sconvolto non tanto dal suo disco, ché di questi tempi arrivano alle orecchie nefandezze ben peggiori, quanto dalla totale mancanza di obiettività dell'informazione che gli gira intorno. De gustibus, sentenzierà qualcuno, quando invece, una volta per tutte, sarebbe il caso di mettersi a riflettere sul senso e la serietà di una critica, sempre più dilagante, fatta da amici e conoscenti ad uso e consumo di quegli stessi amici e conoscenti.

(Gianfranco Callieri)

www.leebarbermusic.com
www.myspace.com/leebarbermusic



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