inserito 21/12/2009

Clare and The Reasons
Arrow
[
Fargo/ Self  2009
]



Tocca ripetersi e sgombrare ancora una volta il campo dai dubbi: si, Clare Muldaur vanta un albero genealogico di tutto rispetto, almeno per chi ha sempre avuto a cuore le evoluzioni del folk e del blues di matrice bianca, ma essere la figlia di tale Geoff Muldaur (dobbiamo spiegare forse il suo pedigree?) ormai non è altro che una piccola nota a margine. Vale la pena sottolinearlo in occasione del secondo lavoro a nome Clare and The Reasons, ulteriore passo verso una direzione contraria a qualsiasi legame affettivo- musicale con il suo passato. Lasciate stare insomma le radici americane e la tradizione più devota, il contenuto di Arrow è sofisticato, lussureggiante e morbido come una coperta pop, dove convivono cori betleasiani, operetta, chansonnier francesi, arrangiamenti orchestrali in cui lo zampino del mentore Van Dyke Parks (collaborava nell'esordio The Move) è stato perfettamente metabolizzato da Olivier Manchon, marito di Clare ma soprattutto principale animatore dei Reasons.

L'elemento folk non sfugge alla vista certo, ma siamo ben lontani dall'omaggiare le vecchie strade dell'american music: le ballate di Clare sono piuttosto figlie di una elegante canzone mittleuropea, di qualche "francesismo" ostentato (si veda la languida Perdue a Paris), in cui evidentemente non è ritenuto un peccato mortale mettere alla prova e dilatare le ispirazioni pop del gruppo, evidenti nella deliziosa Ooh You Hurt Me So, tra i fiati e l'armonia McCartney-dipendente di That's All, nell'altrettanto estasiata Melifera. La comunanza d'intenti con autori quali Andrew Bird o Sufjan Stevens (presente proprio nel debutto di due anni fa) si è oggi stemperata, lasciandosi andare ad una propria visione. A dare manforte a questo percorso Shara Worden dei My Brightest Diamond, nonchè una serie di collaborazioni esterne - tra cui membri di National e Beirut - che nel corso dell'ultimo tour hanno visto affiancare Clare e Olivier.

La coppia ha trovato il suo mondo e non è detto che sia uno dei migliori possibili, dipende molto dalla vostra disposizione d'animo: se le visioni incantate sulle prime battute coinvolgono l'ascolto in un fascio di soffuse e preziose ambientazioni sonore, a lungo andare la formula viene stiracchiata e portata all'eccesso, rischiando di diventare stucchevole. I sussurri di Clare Muldaur sono un'arma a doppio taglio che sembra perdersi da qualche parte fra You Getting Me, This Is The Story e la citata Perdue a Paris, per non parlare della retrò Photograph, un tappeto di archi per un gorgheggio che ha il sapore romantico di una colonna sonora scavata in qualche memoria perduta. Non si può sostenere però che Arrow non possieda un certo equilibrio nelle forme e nell'effetto studiato dei suoni, anche se le atmosfere più notturne e jazzate del precedente The Move si facevano personalmente amare al primo impatto.
(Fabio Cerbone)

www.claremuldaur.com
www.myspace.com/clareandthereasons



<Credits>