Clock
Hands Strangle
Distaccati
[Chocolate Lab Records 2009]
Immaginazione, poesia, riferimenti artistici, a cominciare dalla copertina,
che descrivono l'interessante songwriting di Todd Portnowitz, con
ogni probabilità l'arma migliore di questo quintetto di Melbourne (Florida,
nulla a che fare con la lontana terra australiana) che musicalmente sembra
invece collocarsi lungo un assodato linguaggio indie rock, più volte sviscerato
in questi anni. Tutto qui il limite del loro secondo lavoro per la Chocolate
Lab (etichetta che annovera nelle sua fila anche Andy Yorke, fratello
del più famoso Thom e già leader degli Unbelieveable truth), dal curioso
titolo in italiano, Distaccati, evidentemente altro richiamo
ad un lirismo che non difetta di ispirazioni "alte". Nella stessa title
track si tira in ballo Walt Whitman, più avanti c'è spazio per il poeta
inglese Keats, mentre Portnowitz, voce stridula e stoffa da folksinger
"dylaniato", disegna storie d'amore improbabili fra statue che si animano
in un museo (To a Meteorite in a Museum),
tra uno scultore e la sua stessa opera (A Stone
Questions Its Sculptor) oppure più concrete incomprensioni
sentimentali in una grande città (New York)
e viaggi onirici fra deserto (Desert Music,
titolo quanto mai programmatico) e spazio (The
Moon Looks Back).
Rappresentazioni originali non c'è dubbio, che si accompagnano tuttavia
ad una musica più stridente e meno eterea del previsto, visti gli argomenti:
partiti da una matrice folk, ancora evidente peraltro nelle ossute trame
delle citate To a Meteorite in a Museum e A Stone Questions Its Sculptor,
i Clock Hands Strangle rivedono le loro fonti di ispirazione secondo
traiettorie tipiche dell'indie rock odierno, con un suono chitarristico
vagamente psichedelico, zoppicante e aperture pop (vedi anche la solarità
di contrasto creata dall'utilizzo dei fiati, con il trombone di Cristian
Duran in bella mostra nel finale di Maria),
arrivando a lambire anche un vago sentore alternative country con Eve
of Halloween.
In tutto ciò l'impressione che se ne ricava è di una band calata nel suo
tempo, con tutti i pregi e i difetti di chi si allinea ad uno stile senza
svelarne particolari inediti. Ci sono piccole "follie" nel percorso dei
Clock Hands Strangle, tra cui un semplice Instrumental,
raccordo fra l'apertura di Distaccati
e il suono grungy di Desert Music,
ma anche fra gli scatti chitarristici di una As
Is dai fremiti quasi power pop o, per rovescio, fra le deviazioni
un poco nevrotiche di The Moon Looks Back
l'effetto è quello di una band ancora in cerca di personalità. Non la
dovesse trovare, per Todd Portnowitz potrebbe sempre dischiudersi una
carriera in solitario, c'è da scommetterci. (Fabio Cerbone)