inserito 23/12/2009

The Features
Some Kind of Salvation
[
429 Records  2009
]



Sono una decina d'anni che il quartetto The Features prova a fare il grande salto, o quanto meno tenta di acciuffare quelle attenzioni che in fondo una musica così pop e appiccicosa come la loro avrebbe tutto il diritto di ricevere. Si, perché saranno anche di Sparta, Tennessee, questi trentenni dall'aria gioviale, ma non hanno nulla o quasi da condividere con un ipotetico nuovo rock sudista, come peraltro qualche rivista americana ha avuto l'ardire di scrivere. Some Kind of Salvation è semmai un effervescente miscuglio di brit pop e glam rock aggiornato ai nostri tempi. Disco prodotto in casa con l'aiuto di Jaquire King (Modest Mouse, Tom Waits, Kings of Leon) segue di due anni Exhibit A. Con una certa caparbietà The Features hanno trovato persino una distribuzione europea (usciranno in febbraio per la Proper), restando indipendenti: questo nonostante qualche buona critica incassata dalla stampa americana, prima dell'estate, e la sensazione di una band che potrebbe benissimo accodarsi al gran frastuono generato recentemente in Inghilterra dai King of Leon, con i quali, guarda caso, andranno in tour.

L'andazzo di Some Kind of Salvation, con la sua esuberanza pop, i suoi coretti fra rievocazioni sixties e gioie glam potrebbe anche seguire lo stesso tracciato, se non fosse che Matt Pelham canta e scrive con un briciolo di acume in più. La dolce e breve marcetta di Whatever Gets You By ha il compito di aprire il sipario su questo cabaret, prima che una frenetica The Drawing Board metta insieme r&b, ottoni in fiamme e una stramba melodia dall'aria balcanica. Tra il serio e il faceto The Features riescono addirittura a parlare di ansie tutte moderne in GMF (Genetically Modified Fable), dove la componente new wave del quartetto (completato da Roger Dabbs al basso, Mark Bond alle tastiere e Rollum Haas alla batteria) esce prepontemente allo scoperto, e in The Temporary Blues, tra le migliori interpretazioni di Pehlam.

Il vero problema però resta il serpeggiare continuo di Some Kind of Salvation: troppe idee, qualcuna confusa diciamolo pure, poche in grado di distinguerli dal mucchio. Dimostrano di saper scovare canzoni irresistibili con Wooden Heart, ma si perdono anche in giochetti pop rock frivoli (Lions, oppure Still Lost, che ricorda i Supergrass ma senza la stessa leggerezza) quando non semplicemente irritanti (è il caso del synth pop di Concrete, omaggio ad un epoca di impalpabili tastierine che avremmo volentieri lasciato nel dimenticatoio), finendo per farsi apprezzare soltanto nello scintillare dei fiati di All I Ask o in quelle ballate sussurrate e molto beatlesiane come Baby's Hammer, che probabilmente mr. Paul McCartney apprezzerebbe.
(Fabio Cerbone)

thefeatures.ning.com



<Credits>