Dawn
Landes
Sweet Heart Rodeo
[Fun Machine/ Cooking Vinyl 2009]
Sullo slancio dei consensi ottenuti con il precedente Fireproof
- disco che le ha permesso di ricevere appellativi importanti al fianco
di Cat Power e Laura Veirs - Dawn Landes prova a mettersi in discussione
con Sweet Heart Rodeo, disco concepito nel suo studio personale
di Brooklyn, dove la songwriter originaria del Kentucky si è stabilita
all'indomani dei suoi prolungati soggiorni parigini. Un titolo che nulla
ha da spartire, quanto meno per ispirazione, con il famoso capolavoro
country dei Byrds, semmai con una vicenda familiare molto caratteristica
legata alla bisnonna di Dawn, che vide fuggire il proprio innamorato al
seguito di un rodeo show durante la Grande Depressione. Un canovaccio
attorno al quale sviluppare gli alti e bassi delle vicende amorose, viste
come altrettanti tori da domare.
Una visione suggestiva che peraltro contrasta con la delicatezza di stile
della stessa protagonista, una folksinger con una sensibilità pop figlia
dei nostri tempi, che ama confondere le acque, citare i canoni classici
del folk rock per poi deviare verso strutture più "ambigue", ballate innocenti
e contorni lo-fi dove chiudersi a riccio nella sua delicatezza vocale.
Un lavoro sfaccettato, che conserva di fondo l'angelica dolcezza di Dawn
Landes, ma perde per strada qualche pezzo di ispirazione: solo così si
possono spiegare le presenze di Love
(cover di un brano della misconosciuta chanteuse Margo Guryan), bizzara
caramella psichedelica, e di una impalpabile Clown,
sorta di pop da cameretta, con candide tastierine in sottofondo e una
vena di provocazione che cozza con il resto della raccolta. Se infatti
la partenza con Young Girl e Romeo
strizza comunque l'occhio ad una formula indie pop moderna, fra sensuali
atmosfere e particolari contributi ritmici della band (il batterista Ray
Rizzo, la bassista Annie Nero, a cui si unisce il chitarrista Josh Kaufman),
il resto dello spazio a disposizione in Sweet heart Rodeo suona assai
più rigoroso nelle strutture.
È l'espressione di una folksinger che si è formata dentro l'alveo della
tradizione: a fraseggi acustici si dedicano infatti la sussurrata Money
in the Bank, e più ancora si espongono
Sweetheart of the Rodeo e Wandering
Eye, in cui l'armonica di Rizzo e il battito country rock del
gruppo sembra giustificare almeno in parte il palese richiamo del titolo.
Tutta la seconda parte è sostanzialmente ripiegata su queste scelte, se
possipile ancora più assopite: Dance Area,
Brighton, sono ballate folk graziose
e mai sopra le righe, ma anche di una consuetudine che non sembrerebbe
garantire a Dawn Landes tutti gli elogi sin qui rastrellati. (Fabio Cerbone)