Leisure
Society
The Sleeper
[Wilkommen Records 2009]
Da sempre specializzata in creazioni di "next big thing" che col tempo
si rimpiccioliscono in maniera esponenziale, la stampa inglese sta di
questi tempi letteralmente impazzendo per questo The Sleeper,
disco d'esordio dei Leisure Society. Loro incassano e ringraziano,
e addirittura si sventaglia ai quattro venti il fatto che siano tra i
candidati dell'Ivor Novello Award, prestigioso premio della British Academy
of Composers and Songwriters che dal 1955 premia i migliori giovani talenti
in materia. Tranquilli, niente di così sensazionale, se è vero che il
premio se lo sono già aggiudicati in passato anche gli Oasis e i Duran
Duran, più che altro un modo degli inglesi di auto-premiarsi quegli artisti
che gli yankee degnano di poche attenzioni. Ma qui stavolta c'è molto
di più. Innanzitutto i Leisure Society sono esordienti per modo di dire:
il leader Nick Hemming è attivo fin dai primi anni novanta con
alcune band (i She Talks To Angels, gli Unisex e i Telescopes, tutti gruppi
che conoscereste bene seguendo con attenzione la scena britannica), ma
soprattutto è una delle menti pensanti del Wilkommen Collective, sorta
di centro sociale musicale che ruota intorno all'etichetta omonima, un'accolita
di ottimi musicisti che sta ridando vita alla scena di Brighton.
Insomma questo polistrumentista (suona qualsiasi tipo di strumento a corda,
e non solo) è un personaggio davvero interessante, che va seguito, nonostante
la stampa inglese non gli stia appunto rendendo un buon servizio ingigantendo
a dismisura qualità che sono ancora tutte da dimostrare. Intanto il primo
rischio è che i Leisure Society finiscano nel calderone degli inevitabili
cloni dei Fleet Foxes, visto che la formula pare la medesima: impasti
di voci, controcanti, falsetti alla Pet Sounds dei Beach Boys e un tappeto
di strumenti acustici che non alzano mai il tono. Rischio ancora peggiore
quello di finire nella schiera dei nuovi indie-folker dediti all'umana
depressione con compulsiva precisione, visto che i testi tetri e pessimistici
di queste canzoni vanno in quella direzione (ricordatevi di We
Were Wasted il giorno del vostro suicidio).
E invece The Sleeper è un disco probabilmente furbo, sicuramente
pensato per essere il disco giusto al momento giusto (certa pubblicità
gratuita non arriva mai per caso…), ma è anche il risultato del lavoro
non di un grande songwriter, nemmeno di un grande esecutore, quanto di
un ottimo arrangiatore, perché qui gli intrecci tra voci, archi, percussioni
e chitarre/banjo/ukulele (ecc…) sono spesso roba da far invidia al Brian
Wilson un po' sfiatato degli ultimi tempi. Il consiglio è di dargli una
chance, lasciarvi cullare dalle belle note di The
Last Of The Melting Snow e altre deliziose perle pop (menzione
d'onore alla lunga A Matter Of Time)
e permettere a The Sleeper di regalarvi quello che sa dare. Del resto
lasciate che se ne occupino i critici... (Nicola Gervasini)