La Blue Rose recupera inaspettatamente dagli archivi Home is Loud,
interessante disco dal vivo che Tift Merritt pubblicò a ridosso del suo
acclamato Tambourine. Allora disponibile in via esclusiva attraverso il
sito dell'artista, saggiava la qualità della tournè del 2005 con una band
dall'anima rock e desiderosa di jammare. La ristampa aggiunge anche una
bonus track alla scaletta originale, Bramble Rose.
Vi riproponiamo la recensione a suo tempo apparsa su RootsHighway.
Entrambi gli album della bionda rockeuse - Bramble Rose (2002) e Tambourine
('04) - mi erano piaciuti non poco, ma in tutta sincerità immaginavo che
questo episodico cadeaux altro non fosse se non il classico prodotto only
for fans, magari poco pensato, poco scontornato e poco significativo.
Che stupidaggini. Vi dico subito che l'unico particolare che separa Home
Is Loud dalle cinque stelle è il fatto che non contenga un'esibizione
integrale, e che era dai tempi gloriosi dei bootlegs di Bruce Springsteen
che una registrazione catturata on stage non mi divertiva così tanto.
Chi cerca novità e rivoluzioni copernicane è ovviamente invitato a passare
la mano, pena delusione e disappunto, mentre a chi desidera gustarsi un'oretta
del classic-rock più trascinante in circolazione è caldamente suggerito
di farsi avanti.
Ascoltando le nove canzoni di Home Is Loud si ha più volte l'impressione
di trovarsi di fronte a quello che sarebbero potuti essere i Jayhawks
in formato live, a un Ryan Adams ancor più selvaggio e travolgente, al
linguaggio di un rock'n'roll che ha saputo assimilare l'indimenticabile
lezione del mainstream anni '70 per riproporlo attraverso abbondantissime
iniezioni di energia e freschezza. In gran forma tutta la band, nel cui
contesto meritano un applauso speciale la chitarra fulminante di "Sweet
B" Brad Rice, il drumming in odor di rhytm'n'blues di Zeke Hutchins
e i bordoni dell'organo di Danny Eisenberg; di parecchie lunghezze sopra
la media il repertorio, che spazia dal country-rock elettrico di Write
My Ticket Home e Ain't Looking Closely
agli scossoni southern-soul di Your Love Made
A U Turn, dalla malinconia rootsy di Laid
A Highway e Supposed To Make You Happy
(sopraffina la steel di Greg Reading) al gospel febbricitante di When
I Crossover.
Nella sequenza devastante che incastra Neighborhood,
Tambourine e Shadow
In The Way, poi, Tift Merritt dimostra di saper coinvolgere
il pubblico con un entusiasmo, una sicurezza di sé e un senso del ritmo
e dell'improvvisazione talmente efficaci da lasciare di stucco. Le solite
iperboli? Giudicate un po' voi, io voglio soltanto convincervi a fare
di tutto pur di entrare in possesso di questo disco straordinario. . (Gianfranco Callieri)