inserito 02/02/2010

David Newbould & Friends
The Long Way Home, Live from Austin
[
David Newbould Music  2009
]



Non è sicuramente un parvenu David Newbould, anche se il suo nome penso che dirà relativamente poco a chi non frequenta assiduamente le produzioni "made in Austin" e i volti nuovi del circuito Americana in quel di Nashville. Non cito a caso le due capitali della tradizione americana, perché in questi luoghi Newbould si sta costruendo una carriera di tutto rispetto, ritagliandosi un suo spazio come autore e come presenza parecchio gettonata nelle scelte delle compagnie televisive, spesso disposte a scegliere i suoi brani in qualche serial di loro produzione. Non storcete il naso, anche se non siete estimatori di Dawson's Creek, Seventh Heaven (e vorrei ben vedere!) o Criminal Minds: è solo un dettaglio e certamente un buon viatico per farsi conoscere, poi contano le canzoni e quello che un artista ha da offrire. Newbould non è sicuramente una rivelazione tra i sensibili menestrelli che stanno ricostruendo l'arte del folksinger moderno, ma se personaggi come Cindy Cashdollar e Redd Volkaert (lo ricordo come grande chitarra alla corte di Merle Haggard) si sono spesi in suo favore e lo hanno accompagnato per mano in questo The Long Way Home, una motivazione ci deve pur essere.

Catturato dal vivo proprio ad Austin, sua seconda città di adozione dopo una prima parte di vita professionale svolta a New York, il disco è una sorta di riflessione o raccolto di quanto seminato fino ad oggi, una dozzina di brani che pescano nei suoi lavori precedenti (diversi ep e un disco Big red Sun prodotto in Texas con la Cashdollar, Jon Dee Graham e Warren Hood tra gli ospiti) aggiungedovi diversi inediti. Proposto in una doppia versione, con cd e dvd che ricalcano una scaletta abbastanza simile (nella parte video troverete due brani in più, fra cui si segnala Salvation), The Long Way Home è la fotografia di un songwriter di indubbie qualità melodiche, con una voce interessante e uno stile che svolazza sul folk rock di oggi, magari tinteggiato di tanto in tanto da qualche colore più country (It Can Always Be Worse e Nobody Loves Me Like You Do).

La scuola per intenderci è quella di Ryan Adams, sempre lui, e più in generale di tutti i giovani testimoni di un rock tradizionale e intimista. Newbould dal canto suo predilige decisamente i tempi medi e le ballate d'atmosfera, perdendosi a tratti in brani troppo eterei (Dakota, Old Friend), in un romanticismo un po' melodrammatico se mi passate il termine, cercando infine un sostegno nelle voci femminili di Megan Melara e Wendy Colonna. La presenza sul palco è sicura e il repertorio a sprazzi riesce ad entusiasmare (la partenza con Goldmines e poco più avanti Put the Brakes On Us sono senza dubbio un buon saggio di pop rock d'autore), nonostante l'andazzo sia quello di un live solo a momenti davvero trascinante, in cui le potenzialità dei musicisti coinvolti (c'è anche la tromba di Steve Zirkel, della band di Leonard Cohen, in Somethig to Lose) sono forse sacrificate alla personalità del songwriter.
(Davide Albini)

www.davidnewbould.com
www.myspace.com/davidnewbould



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