inserito 17/03/2010

Drive-By Truckers
The Big To-Do
[
ATO  
2010]



Se è vero - e non vi sono ragioni per dubitarne - che The Big To-Do è stato concepito in buona parte sulla strada, durante l'ultimo anno speso intensamente nel tour di Brighter than Creation's Dark, allora si spiega con facilità il ritorno dei Drive-By Truckers alla livida sostanza elettrica dei loro primi lavori, persino ad un certo macabro sarcasmo nelle liriche. L'effetto di stordimento che la tripletta iniziale rovescia sull'ascoltatore - dalla traboccante liricità di Daddy Learned to Fly passando per lo spaziale country rock di The Fourth Night of My Drinking fino a quella Birthday Boy che suona già come un classico di Mike Cooley - è esattamente quello di un repentino ritorno di fiamma, o quanto meno di uno necessario (ma forse sbrigativo) passo nella direzione del nuovo rock'n'roll sudista a cui giustamente la band di Athens è stata consacrata. Questa tuttavia è soltanto una faccia della medaglia, quella di un lavoro che pur sostituendo la titolarità dell'etichetta (dalla New West alla ATO di Dave Matthews) conserva tutte le caratteristiche (e i difetti) che la carriera dei DBT ha evidenziato in tempi recenti.

È un saliscendi di ispirazione The Big To-Do, un disco generoso (ma per fortuna più conciso del solito) che segue gli istinti del momento, distanziando però il songwriting dei singoli protagonisti. Si affanna Patterson Hood a descrivere il lavoro svolto con il fido Dave Barbe nei Chase Park Transduction in Georgia come una sorta di grande famiglia, dall'intesa immediata: tirate le somme questa irrefrenabile voglia di mettere ogni idea in musica (si vocifera che con le 25 canzoni uscite dalle session in questione sia già pronto un nuovo episodio per l'autunno) sacrifica i Drive-By Truckers ai lavori forzati, facendo scemare l'ispirazione. Mike Cooley difatti è oggi più che mai evanescente, donando il riff alla Chuck Berry di una rimasticata Get Downtown e chiudendo il sipario con le confessioni (ormai è un padre di famiglia, tre piccoli in giro per casa) di Eyes Like Glue. Non sono le migliori uscite del suo catalogo va detto e se vi aggiungiamo la solita sensazione di inadeguatezza del songwriting di Shonna Tucker (imbarazzante in (It's Gonna Be) I Told You So e solo romantica e impacciata con You Got Another), il disco comincia a scricchiolare, non trovando quella stabilità che quanto meno sotto l'aspetto dei testi e dell'immaginario era riuscito a garantire Brighter than Creation's Dark.

Un peccato, perché questa impazienza e questa abbondanza di incisioni rischia di far passare in secondo piano canzoni validissime, frustate all'american dream quali This Fucking Job, racconti in nero per cui i DBT continuano a descrivere la coscienza sporca della loro nazione, a tratteggiare quadretti di squallida vita nel Deep South (The Wig He Made Her Wear, Drag the Lake Charlie), quasi dovessero scrivere la colonna sonora della recessione americana. In tal senso Patterson Hood sembra essere indiscutibilmente al centro di questo album: sono le ceneri del rock'n'roll in After the Scene Dies e la stellare pedal steel di John Neff in Santa Fe a risollevare le sorti un po' compromesse dei suoi compagni, dando l'impressione che i Drive-By truckers siano colti in un momento di passaggio non ancora meglio definito. Per tali motivi The Big To- Do è con ogni probabilità il miglior "disco solista" di Patterson Hood, ma non esattamente un gioiello che brilla nella collezione dei Drive-By Truckers.
(Fabio Cerbone)

www.drivebytruckers.com
www.atorecords.com



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