inserito 01/11/2010

Giant Sand
Blurry Blue Mountain
[
Fire records  
2010]



Durante la notte a Tucson in Arizona si respira ancora aria calda e desertica, il cielo è un mare di color blu scuro, di rado si sentono i coyotes ululare e qualche pick up passare con la radio a tutto volume, ma è il silenzio a regnare in questa desolata regione del Southwest. Siamo nel mezzo della notte e proprio in quello stato di trance, tra conscio e inconscio, tra lo stare sveglio e l'addormentarsi (time between the waking world and the sleeping one) che i Giant Sand ci danno il benvenuto con questo Blurry Blue Mountain. 14 brani ricchi di poesia che producono maggiore effetto se ascoltati di notte, in solitario, prima di addormentarsi. Suoni sulfurei che si appiccicano in testa e dominati da chitarre tremolanti, dalle note di un piano e dalla voce sussurrata e pacata di Mr. Gelb. Ascoltando BBM si ha la stessa sensazione di leggere un romanzo di Cormac Mc Carthy o di John Steinbeck, che esplora le emozioni umane nella sua profondità e il significato della vita. Un album vario come tutti gli altri dei Giant Sand, che mescola in egual misura jazz, southern, country, lo-fi e punk.

Giunta al diciottesimo album ufficiale la creatura mutante Giant Sand, orfana di John Convertino e Joey Burns (Calexico), ha compiuto il suo venticinquesimo anniversario dall'uscita di quel "Valley Of Rain", il loro inimitabile debutto che per anni è stato seguito come capostipite dell'Alt.Country ("The Godfather of the Alt.Country"). Howe Gelb ormai cinquantenne è rimasto l'epicentro e l'unica forza creativa dei Giganti di Sabbia e si fa accompagnare per l'occasione dai rodati amici danesi: Thoger Lund (basso), Peter Dombernowsky (batteria), Andres Pedersen (Steel). Una sezione ritmica ossuta e precisa che non sbaglia un colpo e già presente nei precedenti ProVisions e It's All Over The Map, che contribuiscono a creare quel mood di Lynchiana memoria, ma che ha sempre come ossessione il deserto, i suoi sogni e le sue speranze. L'inconfondibile voce, roca e densa come il bourbon di buona annata, apre Fields Of Green e subito le note ti trasportano in un desolato motel fuori città, in autostrade che sembrano non finire mai. E' il loro inimitabile sound: chitarra twangy soffusa e andamento dolce-amaro; prendere o lasciare. Chuck Of Coal ci regala attimi di intimità con ritmi ancora più rallentati e meditativi e con le note di un piano in sottofondo da brividi sottopelle. The Last One é un blues elettrificato, sofferto e stradaiolo che ricorda le composizioni del suo amico Rainer. La lunga Monk's Mountain è l'altro capolavoro dell'album; ballata desertica che aleggia verso il Neil Young solitario con tanto di batteria appena sussurrata e chitarre graffianti. Pezzo da ultimo whisky prima che si annebbi la vista. Spell Bound è molto bella e solare, con accenti country, mentre Ride The Rail è ritmata e trascinante con quel coro che rimanda a qualche vecchio western in bianco e nero. Lucky Star Love è un'altra ballata romantica e sognante, ingentilita dalla voce di Lonna Kelly (e sembra di ascoltare Lisa Germano, OP8 era).

Un'altra tempesta di sabbia ci colpisce con Thin Line Man, ballata con tanta carica adrenalinica e attitudine (post) punk, chitarre sparate al massimo e voce sferragliante. Ritorna la pace con la jazzata No Tellin' mentre Brand New Swamp sa del migliore Ry Cooder e infine Erosion scaccia tutti i fantasmi con una ballad da finestra aperta e cielo stellato. Ma gli incubi non sono finiti e l'ipnotica Better Man Than Me ci regala un blues secco e asciutto; un altro brano dalla forza dirompente. Ma il vero capolavoro dell'intera raccolta arriva con la finale Love a Loser, una piano ballad che rievoca il down beat jazz fumoso di Tom Waits. La perfetta melodia, un po' lullaby, con Lonna che a metà brano ruba la scena con quella voce tanto profonda da raggiungere anche i più scettici. Adatto come punto di partenza per approfondire tutti i loro lavori a cominciare da quel seminale esordio. Un disco per notti insonni e appena sotto l'altro capolavoro Chore Of Enchantment. Un'altra tempesta di sabbia ci ha colpiti; e ancora una volta ci ha colpiti dritti al cuore.
(Emilio Mera)


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