inserito 04/12/2009

Dayna Kurtz
American Standard
[
Munich/IRD  2009
]



Anticipata di qualche mese l'uscita europea di American Standard, la cantautrice di Boston si prepara nuovamente a raccogliere i maggiori consensi lontano dalla madre patria, invischiata ormai con altri folksinger americani in quello che appare loro come un nuovo Eden nel vecchio continente. Il successo ragguardevole ottenuto in Olanda (la Munich continua ad occuparsi della sua discografia), Germania e persino Spagna ha convinto Dayna Kurtz a regalare le canzoni di American Standard con largo anticipo, valutanto anche i notevoli responsi di critica giunti con il precedente, brillante episodio Another Black Feather. Dalla sensuale oscurità folk rock di quel disco - tutt'oggi ancora l'episodio più intenso del suo singolare e eterogeneo catalogo - Dayna si è spostata leggermente nella direzione di una musica più colorata e imbizzarrita, corteggiando questa volta le sue radici blues (è un'ottima chitarrista e destreggia con passione la tecnica slide) e soul (nell'utilizzo sempre più sicuro della voce, grande arma a sua disposizione), non mancando di disseminare riferimenti alla tradizione di New Orleans, spesso evocata dentro il suo songwriting.

L'effetto è quello di un disco più slegato e divertito, dove l'autrice tocca le diverse corde delle sue capacità interpretative. Se l'introduzione ammanta American Standard di quei toni gospel commoventi più volte messi in rilievo anche in passato (nella splendida preghiera per voce e banjo intitolata Invocation), già la successiva Good In '62 fa perdere l'equilibrio spostandosi rapidamente verso un rockabilly in piena febbre fifties. Di episodi dichiaratamente retrò, curiosi nello scavare fra i generi dell'american music che fu, se ne troveranno parecchi lungo il tragitto: Are You Dancing With Her Tonight?, senza dubbio alcuno, con quel suo pencolare stretto stretto tipico di una balera anni cinquanta, doppiato dal blues indolente di Hanging Around My Boy, dove entra persino in gioco la chitarra di un redivivo Sonny Burgess, leggenda della Sun records e del primo rock'n'roll, oppure ancora il finale da Mardi Gras, compresa maching band e fiati (The New Orleans Nightcrawlers) di Election Day, palese omaggio ai cambiamenti politici americani e autentica liberazione in musica.

È evidente però quanto la scelta di stile insita in questi brani sacrifichi un poco la personalità di Dayna Kurtz, la quale, quando è libera di tornare ai suoi tormeti e all'espressività da autrice di razza, sfodera ben altro carattere: basterebbe il dark blues di Billboards For Jesus e Lou Lou Knows a far vibrare l'ascolto, una Don't Go Down (Elliott Smith) che brucia soul music d'annata (con l'organo di Peter Vitalone), ma soprattutto una sorprendente versione di Here Comes A Regular (The Replacements) rallentata e interamente ammantata di un'atmosfera magica. Non il suo album più riuscito e istrionico, eppure ulteriore dimostrazione delle capacità espressive di Dayna Kurtz.
(Fabio Cerbone)

www.myspace.com/daynakurtz
www.munichrecords.com



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