inserito 12/04/2010

Laura Marling
I Speak because I Can
[
Astralwerks Records/Emi  2010
]



Enfant prodige della nuova onda folk inglese Laura Marling ha compiuto vent'anni (proprio così, debuttò giovanissima nel 2007) e ha deciso di fare un passo deciso nella maturità che le spetta: si dispiaceranno un poco quelli che rimasero affascinati dalla giovanissima musa in Alas I Cannot Swim, non tanto perchè I Speak Because I Can ribalti le solide certezze del recente passato, quanto perché tutto il suo andamento, così austero e responsabile, sembra aver fatto crescere in fretta questa ragazza. Complice la produzione lussuriosa di Ethan Johns, quel tappeto acustico che si accompagna sontuosamente ad eleganti arrangiamenti per archi, che rimandano dritti al lavoro svolto con Ray Lamontagne, I Speak Because I Can è l'opera di un'artista che nasconde la sua tenera età e la possibile inesperienza: c'è una malizia, una padronanza dell'idioma folk (e del pop, nel senso più ampio e artistico del termine) che conferma il talento di Laura Marling, anche quando le sue confessioni adulte, i suoi dubbi e responsabilità appaiono fin troppo forzati per la sua breve storia.

Disco più di atmosfera e meno di genere, in alcuni momenti ricercato e forse eccessivamente involuto nel suo volto malinconico e ombroso, I Speak Because I Can sfrutta la sua concisione (dieci canzoni che si sviluppano come un percorso obbligato e che rasenta la perfezione formale) cercando di inseguire un mood uggioso, l'abito più adatto alla vocalità sensuale e morbida della protagonista. Alle spalle le tracce di un british folk che non viene affatto rinnegato, la lezione impartita da Sandy Denny e Jacqui McShee fra le tante (l'incalzante Devil's Spoke in contrasto con la dolcezza di Ramblin Man e infine lo sviluppo più tradizionale della stessa title track), nel presente il suono rustico dei Mumford & Sons con cui si rinsalda la collaborazione (Marcus Mumford in particolar modo, con la voce partecipe in diversi momenti) e sposa uno stile più attuale, imprevedibile (Darkness Descends) e volutamente sfarzoso (la bellissima melodia fra antico e moderno di Alpha Shallows, misteriosa e ricca di crescente tensione).

La bravura di Ethan Johns ancora una volta è quella di fare emergere in maniera prepotente la personalità dell'artista, quasi avvolgendo la voce di Laura Marling con contrappunti essenziali, che lascino addosso l'abito più scarno alla canzone e nello stesso tempo ne decantino le qualità melodiche: in tal senso la presenza di numerose ballate sobrie, rallentate e persino un po' sfuggenti ed eteree (delizioso il singolo Goodbye England) segna il punto a favore dell'album, capace di abbracciare calde atmosfere alla Leonard Cohen nel connubio piano-banjo di Hope in the Air, presentandosi "leggero" e suadente ma anche rigoroso nella sua forma: il fatto che stia già facendo breccia nelle classifiche inglesi è un segno dei tempi. Il folk è tornato di moda e Laura Marling ne raccoglie i frutti con una saggezza che sembra andare oltre la sua realtiva esperienza artistica.
(Fabio Cerbone)

www.lauramarling.com
www.myspace.com/lauramarling



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