inserito 04/04/2010

Nicole Atkins
Mondo Amore
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Razor & Tie/ Proper  2011
]



Non sappiamo quanti se ne rammentino, ma Nicole Atkins quattro anni fa ha spedito una cartolina da Neptune City, amena località costiera a uno sputo da Asbury Park, in cui confessava il suo amore per il pop orchestrale d'antan (ah, i bei tempi del Brill Building, ha sospirato allora qualche recensore), i girl group di Phil Spector e i melodrammi di Roy Orbison. Senza nascondere un penchant per la surreale America di provincia di David Lynch. Applausi generali, apparizioni al David Letterman Show, uno spot per la American Express. Poi, la strada verso la gloria si è fatta impervia, qualcosa si è messo di traverso. Nel 2009 venivano annunciati i preparativi per un nuovo disco ma l'improvvisa rescissione del contratto con la Columbia ne ha procrastinato la realizzazione di molti mesi. Mondo Amore, prodotto da Phil Palazzolo (tecnico del suono di New Pornographers e Okkervil River), vede la luce per una label indipendente - seppure distribuita dalla Sony (Proper in Europa), come la Razor & Tie - con un nuovo mood e una nuova backing band, i Black Sea.

L'aria si è fatta decisamente noir, partendo dalle liriche - il disco inizia con i segnali di morte di Vultures, che descrive "avvoltoi che arrivano in cerchio, pesanti come pietra, e si prendono tutto ciò che riescono, finché di te non restano che sporcizia e ossa". Anche la musica è cambiata, ha introiettato umori rock-blues (My Baby Don't Lie, distorta e sensuale), accenti psichedelici (un po' dappertutto: ascoltate This is for Love, ovvero i Jefferson Airplane aggiornati al nuovo secolo) e dark (You Come to Me suona quasi come un omaggio a Siouxsie Sioux). Una propensione genericamente più rock (per il roll, invece, c'è ancora da aspettare), che suonerà nuova a chi ha in testa le orchestrazioni da musical di Broadway del disco precedente. La novità più evidente è nel ruolo della chitarra elettrica, strumento da cui molte delle nuove canzoni si fanno volentieri condurre per mano. C'è l'impronta di Robert Harrison, ex-frontman dei Cotton Mather, band di culto del power pop dei '90, qui co-autore di parte delle musiche.

Non è un'inversione di 180 gradi, comunque: alcuni episodi mostrano ancora una forte traccia "cinematografica" (Hotel Plaster, il duetto con Jim James in War is Hell, il climax della conclusiva The Tower) e gli arrangiamenti orchestrali, pur se asciugati, meno pervasivi, sono sempre presenti. Spuntano anche nuove tentazioni sixties-pop, come nel passo Motown di Cry Cry Cry e nelle atmosfere western (Lee Hazlewood docet) di You Were the Devil. In generale, la musica conserva una sua natura stratificata, anche se meno sofisticata. A prima vista meno ambizioso, più diretto e viscerale, non di meno quest'album allarga le prospettive della Atkins, aprendo le porte di un mondo (d'amore? di fatto le canzoni ne lamentano soprattutto la mancanza, o il tradimento...) in cui Stevie Nicks e Grace Slick convivono con Nancy Sinatra e, forse, anche Patti Smith. Mentre tutti festeggiano il ritorno di PJ Harvey, sarebbe un peccato se nessuno si accorgesse di questa rinnovata rockeuse con lo sguardo da gatta e l'ugola da tigre.
(Yuri Susanna)

mondoamore.nicoleatkins.com

 

    


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