inserito 14/02/2011

Drive-By Truckers
Go Go Boots
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ATO/ Pias  2011
]



L'anticipazione era avvenuta proprio su queste pagine un anno fa: in occasione dell'intervista a Patterson Hood per l'uscita di The Big To Do, l'accenno ad un imminente secondo capitolo, concepito nelle stesse sessioni di registrazione, aveva chiarito l'incontenibile abbondanza della band. Detto fatto: Go Go Boots completa il dittico con altri quindici episodi (che divetano sedici con l'inedito I Hear You Hummin' presente soltanto nell'edizione in vinile), questa volta a simboleggiare il volto più riflessivo dei Drive-By truckers. Descritto dallo stesso Hood come una discesa a patti con l'anima country-soul del gruppo, il disco subisce chiaramente l'influenza delle recenti collaborazioni con Bettye Lavette e Booker T., anche se declina le radici sudiste dei DBT secondo una loro personale visione della tradizione locale. Muscle Shoals dunque, la patria della rivoluzione Stax, Percy Sledge (che viene citato nell'apripista I Do Believe) ma anche Dan Penn, Eddie Hinton e Tony Joe White, il country più outlaw e le murder ballads, tema a cui si riferiscono diversi episodi del disco, fecendone per bocca degli stessi musicisti una delle loro raccolte più "noir".

Non dubitiamo dunque delle intenzioni dei Drive By truckers, che d'altronde si sono confermati più volte come una potente macchina rock'n'roll dal vivo, capace però di abbraciare le diverse sfumature del songwriting: da questo punto di vista Go Go Boots è certamente un disco più affascinante del suo predecessore, anche se l'ostinazione con cui la band prosegue nell'allungare i tempi (sfioriamo ancora i settanta minuti di musica) e l'inevitabile eccesso di materiale (un disco ogni dodici mesi è uno sforzo notevole, anche per i più ispirati) tende ancora una volta ad attenuare gli effetti migliori. Ci sono bozzetti country acustici (Cartoon Gold, Pulasky) che nelle mani e nell'ugola ferita di Mike Cooley ottengono pregevoli risultati, mentre Shonna Trucker sembra per la prima volta finalmente nella parte, intonando una accorata Where's Eddie (il fantasma di Eddie Hinton torna anche nella cover-omaggio di Everybody Needs Love) e soprattutto una Dancin' Ricky che sintetizza le vibrazioni soul del disco (essenziale come sempre la coppia Jay Gonzalez all'organo e John Neff alla steel).

A questo armamentario più contenuto e meditativo del solito (al quale dovremmo aggiungere la marcetta country rock di The Weakest Man e la tristanzuola The Fireplace Poker) - cui si accompagnano come sempre personaggi e storie ai margini americani, caratteri di un Sud visto dal basso con la sensibilità descrittiva che i Drive By truckers hanno sempre dimostrato - si affiancano quindi rock dai tempi medi e stridenti ballate elettriche che portano il marchio della ditta, ma sanno inevitabilmente di una stanca ripetizione. Si salva in parte la coda con Mercy Buckets e il suo sferragliare chitarristico, ma soprattutto una sorprendente Used To Be A Cop, che non solo si agita flessuosa e compiacente grazie ad un inedito ritmo funky, ma si piglia anche lo scettro di miglior testo dell'intero Go Go Boots. Ora una frenata in vista di migliori risultati artistici sarebbe auspicabile...
(Fabio Cerbone)

www.drivebytruckers.com
www.atorecords.com

 

   


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