Howe
Gelb & A Band of Gypsies
Alegrias
[Fire records 2011]
Personaggio funambolico e stravagante Howe Gelb è stato innanzitutto
un precursore di un certo suono di confine con la sua principale creatura, i Giant
Sand, quindi con il progetto estemporaneo degli OP8 e con i grandi Band Of Blacky
Ranchette. Ma Howe è sempre stato un outsider, uno che preferisce cavalcare strade
secondarie, sperimentare continuamente, mettersi in discussione, incontrare nuovi
stimoli, nuove fonti d'ispirazione per la sua musica e anche rischiare con nuove
idee e progetti. Ogni suo album ti trasporta in terre e culture distanti tra loro;
i panorami cambiano continuamente: si passa dal deserto dell'Arizona di Confluence
alla Danimarca di The Listener, al gospel (registrato con ausilio di un coro canadese)
dell'ultimo Like
You con gli 'Sno Angel per finire in Spagna, nella multietnica e tollerante
città di Cordoba dove (come Obama ha recentemente affermato) arabi, cristiani,
ebrei convivono insieme senza contrasti. Una serie di fortunate coincidenze hanno
portato Mr. Gelb a reinterpretare alcune sue vecchie canzoni e a scriverne altre
nuove in puro stile flamenco, come un vero no man's land in movimento, lasciando
inalterate le sue radici ancorate a quel suo suono desertico che è diventato ormai
il suo marchio di fabbrica.
L'atmosfera calda e magica di questa città
insieme all'incontro con Raimundo Amador e i suoi Band of Gypsies (Lin
Cortes e Juan Panki alle chitarre, Anil Fernandez cajon a cui si aggiungono ai
cori Angela, Rocio e Prin'Lala) hanno portato il nostro a registrare questo nuovo
Alegrias (con una bellissima copertina) sotto il controllo dell'amico
fedele John Parish. La cosa curiosa è che la Band of Gyspsies non parla
inglese mentre Howe non parla spagnolo, a parte le poche parole di cortesia apprese
nei suoi numerosi viaggi nel Mexican border, ma la sua voce roca e sabbiosa può
disarmare qualsiasi ascoltatore e così, senza pensarci due volte, tutti insieme
hanno cominciato a suonare per ore intere, entrando in sintonia con semplici gesti
e tanto coinvolgimento. Il rifacimento di 4 Doors Maverick
(da Hisser) è da brividi con quella voce tanto calda e roca, quel fraseggio di
chitarra flamenca e l'handclapping ad arricchire una delle canzoni più belle di
Gelb. Essere rapito da una zingara e vagabondare per tutto il mondo come un nomade
è il sentimento che trasmette Uneven Light Of Day.
Suoni sghembi da Tapas bar all'ora di chiusura con un ultimo sorso di tequila
si respirano nell'inedita e bella The Ballad Of Lole
Y Manuel cantata in spagnolo, con l'aiuto degli azzeccatissimi cori
gitani. Si ritorna in Arizona con i paesaggi desertici di Cowboy
Boots (classico da The Listener) con Blood
Orange (sempre da The Listener) e i suoi tramonti che ti lasciano senza
parole, rifatta con l'aiuto delle tre chicas gitane al seguito.
Si entra
nel folklore passionale del flamenco con Notoriety,
nelle effusioni pianistiche con Lost Like a Boat Full
Of Rice, nello spoken di Always Horses Coming
e nel magico mondo di Paco De Lucia e dei Pata Negra con The
Hungin'Judge dominata dal sound della fisarmonica. Broken
Bird & the Ghost of River è puro sonido latino con le chitarre spagnole
e il cajon a fare da padrone, Saint Conformity
(sempre da Confluence) è stravolta con quei suoni improvvisati che sanno molto
di atmosfere messicane. Notoriety e Where
The Wind Turns the Skin into Leather son le meno riuscite della raccolta
mentre un piano appena sussurrato e le corde di una chitarra pizzicata accompagnano,
all'imbrunire, la conclusiva e malinconica One Diner
Town. Amigos, il cowboy di Tucson ha ancora una volta fatto centro. (Emilio Mera)