inserito 01/04/2011

Jason Isbell & The 400 Unit
Here We Rest
[
Lightning Rod/ Blue Rose 
2011]



Scegliendo di intitolare il nuovo disco con il primo motto dello stato dell'Alabama, pronunciato nel 1842 dal procuratore generale Alexander Beaufort Meek, Jason Isbell sembra essere sceso definitivamente a patti con la sua storia, con quelle radici musicali che hanno formato l'autore e il chitarrista in quel di Muscle Shoals e Florence, comunità conosciute nel mondo per essere il cuore pulsante della rivoluzione rhythm'n'blues e country soul. Di questi linguaggi, e di una naturale propensione al suono Americana più tradizionale, è intriso Here We Rest, lavoro che pare concludere un entusiasmante percorso di maturazione, lo stesso che ha condotto Isbell dai primi timidi approcci di Sirens of the Ditch, l'album del coraggioso distacco dall'avventura con i Drive-By Truckers, alla autorevolezza con la quale domina oggi il suo songwriting.

Confermato il sodalizio con The 400 Unit (Derry deBorja, piano, Browan Lollar, chitarre, Chad Gamble, tamburi, Jimbo Hart, basso) combo dal gusto sudista speziato ed elegante a seconda delle necessità, Here We Rest trasforma il cammino del recente passato in qualcosa di più personale: è un disco infatti più contenuto negli umori, spesso adagiato su sonorità acustiche e rootsy, dando spazio a malinconiche ballate dove il marchio soul della terra dell'Alabama si intreccia con le fondamenta bianche del musicista, compenetrando elementi country, folk e naturalmente sobbalzi elettrici. Un bilanciamento perfetto che si combina con il tocco melodico dell'interprete e soprattutto il tenore delle liriche, oggi più che mai volte alla riflessione e all'inquietudine: il tono dark di questi racconti - che hai suoi poli di attrazione nella commovente apertura di Alabama Pines, attraversata da un palpabile senso di solitudine, e nel finale di Tour of Duty, storia di un ritorno a casa dell'ennesimo soldato chiamato a servire dalla patria - è figlio di una tradizione che lo avvicina ai vecchi compagni dei Drive-By Truckers. In questa occasione però Jason Isbell supera le ombre del passato e diventa più credibile del vago omaggio southern soul offerto da Patterson Hood e soci in Go-Go Boots: sentitevi nel caso la leggiadria di We've Met e la fragile dolcezza in Save It For Sunday, storie di ordinaria esclusione, confessioni che Isbell ha colto ascoltando gli effetti della crisi in mezzo alla sua gente, traducendola in una forma di ballata mai così equilibrata.

Il cuore soul di Here We Rest è qui da sentire e non ci sono concorrenti che tengano: Heart On a String rispesca persino una vecchia hit della reginetta Candi Staton dandole un vestito sgargiante, degno della tradizione di casa Muscle Shoals, mentre Never Could Believe concede un po' di corda al calore delle chitarre slide, fermandosi dalle parti dei Little Feat più infervorati. Rappresentano gli episodi più "roventi" del disco, insieme alla sola forza southern rock di Go It Alone (che conserva però l'accento agrodolce dell'interprete), poiché oggi l'intento di Isbell sembra essere quello di placare la rabbia e mettersi all'ascolto: soltanto così si spiegano gli umori country rurali di Codeine, oppure una esangue Daisy Mae per sola voce e acustica, e ancora la citata Tour of Duty, che abbassa il sipario con un docile sussultare del mandolino in chiave roots, rimandando alle recenti collaborazioni di Isbell con Justin Townes Earle. Mostrando di saper dominare con onestà e persino una certa parsimonia di suoni e parole la sua vicenda di uomo e musicista, Jason Isbell reclama finalmente un posto d'onore tra le voci della provincia rock americana.
(Fabio Cerbone)


www.jasonisbell.com
www.myspace.com/jasonisbellmusic


   


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