inserito 29/11/2011

James Keyes
Devil Take the Hindmost
[DIY
 2011
]



Capita spesso che un banjo, un'armonica e una rudimentale stompin' box possano suonare tanto rabbiosi, infuocati e punk come una band hardcore di fine anni '80. Basti pensare a Mike Ness (anch'egli originario del Massachussets), a Mark Lanegan, a William E. Whitemore ma anche all'approccio "punk" di Johnny Cash (con il suo famoso dito) di Woody Guthrie (e la sua chitarra con la mitica scritta "The Machine Kills Facists" ) per rendersi conto di quanto la musica acustica e folk possa suonare "Loud and Fiery". Anche James Keyes, con un passato in una punk band (i Numbskulls) ha deciso di rimettersi in gioco imbracciando il suo banjo, la sua vecchia armonica per ritornare alle origini della musica: al folk e al blues rurale degli anni '30 e alla musica scritta e suonata con il cuore in mano. James Keyes è un altro loner, un outsider della profonda provincia Americana; un songwriter perennemente "on the road", in fuga dalle innumerevoli "smalltowns" in cerca di un mondo migliore e di quell'American Dream cui non si smette mai di credere. Anche se i suoi padri putativi rimangono Hank Williams e Woody Guthrie, nelle sue canzoni c'e anche la "musica del diavolo" con una vena oscura e maledetta alla Woven Hand.

Devil Take The Hindmost é una collezione quasi perfetta di roadsongs da ascoltare al volante di una macchina in una highway polverosa e deserta, con una bottiglia di Jack'Daniels e un pacchetto di sigarette sul cruscotto. In compagnia della sua armonica e del suo banjo si presenta con Steel Toes And Blue Jeans una ballad ad ampio respiro che ti fa sentire libero di viaggiare, di abbandonare tutto in cerca di un mondo migliore. Sunday Morning è una field song che sa di sudore, fatica e domeniche passate in chiesa pregando per un buon raccolto e se la riuscita You're Not Alone può ricordare Eddie Vedder (l'approccio acustico della colonna sonora di "Into The Wild"), Ain't Going Down Like That è ricca di quell'Heartland sound tanto caro all'ultimo John Mellencamp. Old Rider ricorda il suo patto con il diavolo con una folk song oscura con tanto di violino in primo piano. Paper In The Wind è uno dei brani più riusciti; una ballata dolce-amara ricca di poesia, in grado di metterti le ali ai piedi. Wicked Night e Slow Motion Blues sono due stomping foot blues alla Mississippi John Hurt che ti trasportano all'incrocio con la Route 66 per un incontro faccia a faccia con il diavolo. Summer Song ti ricorda che il cielo e le nuvole non ci abbandonano mai con la loro bellezza e la sua semplice melodia, costruita su banjo e armonica, ti avvolge come il sole in una fredda mattina d'inverno. Long Way Around possiede un'incantevole melodia con quel tocco desertico dell'elettrica. Ones Before è invece una canzone tinteggiata di gospel che ti fa trovare la pace dei sensi, mentre la solare September 31 e la dylaninana Just One Brick cedono il passo all'apogeo finale dell'elettrica The End Of The Road con il suo muro sonoro di chitarre riverberate e voce distorta.

Un Hoodoo elettrico che regala le chiavi per l'ingresso all'inferno e che rammenta i suoi trascorsi nella scena punk americana. Nella speranza che non si riduca a carta bruciata in balia del vento (come dice la sua canzone) Mr. Keyes si rivela con questa sua seconda prova (dopo Ruminations del 2010) come una promessa di sicuro interesse. James ha venduto la sua anima al diavolo e la sua voce vi colpirà come un serpente a sonagli risultando a volte dolce e romantica e altre volte tanto secca, aspra e agreste da farvi venire sete (...di whisky).
(Emilio Mera)

www.jameskeyes.com
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