Zoe
Muth & The Lost High Rollers Starlight Hotel
[Signature
Sounds
2011]
Avevamo
lasciato Zoe Muth in compagnia dei suoi Lost High Rollers con quell'omonimo
esordio che tanto ci aveva sorpreso per la sua freschezza e originalità.
Con questo secondo capitolo dal titolo Starlight Hotel la nostra
songstress fa ancora meglio, grazie ad un ulteriore passo avanti. La cantante
originaria di Seattle (ormai un'alternativa a Nashville o Austin) mantiene quel
timbro vocale dolce e soulful capace di incantarti e accarezzarti il cuore (come
erano capaci Iris Dement o Kitty Wells), una songstress eccezionalmente dotata
con testi che dimostrano tutta la sua vulnerabilità ( da molti paragonata ad Emmylou
Harris) con le sue story-songs che raccontano di bad boy, heartbreaker lover e
honky tonk nights. Quello che cambia è il sound creato dai Lost High Rollers,
una band ormai affiatata che suona semplicemente "alla grande" senza tralasciare
una nota o il minimo dettaglio. In un solo anno troviamo un combo più maturato
e più affiatato, in grado di donare alle ballate e alla voce di Zoe una maggiore
profondità e un maggiore feeling. Il dolce sound del mandolino di Ethan Lawton
si mescola con quello desertico della pedal steel dell'esperto Dave Hamonson,
mentre Mike McDermott accompagna con la sua chitarra e Greg Nies tiene il ritmo
senza mai essere troppo intrusivo.
Con I've Been
Gone, Zoe ci fa entrare nella sua musica con un inizio trascinante
che ricorda Ring Of Fire, con quei fiati mariachi che adornano il brano e quel
cantato che fa tornare in mente Loretta Lynn. Whatever's
Left ci conduce nelle strade secondarie di una border town (Take to
the Back side of town) con una melodia solare arricchita dall'eccellente lavoro
al mandolino. Let's Just Be Friend è una bellissima
ballad dolce amara con la steel e il madolino in bell'evidenza, mentre Before
The Night Is Gone è intima e acustica con la voce di Zoe che ti accompagna
prima che le luci dell'alba accendino il nuovo giorno. Harvest
Moon Blues ci riporta in piena notte con un'altra ballata corale molto
emotiva e toccante arricchita dal coro della band, mentre la lunga New
Mexico fluttua tra Gram Parsons e Neil Young con un mood pigro dettato
dalla steel e dal mandolino. If I Can't Trust You With
a Quarter è un juke box blues destinato a durare nel tempo, con la
pedal steel a pennellare note su note. La storia narra di una jukebox girl (che
possiede una grande collezione di dischi country) che pensa di aver trovato la
sua anima gemella fino a che non scopre, dopo una breve chiacchierata, che il
presunto Mr. Right non ha mai sentito parlare del grande John Prine (Any man
that doesn't aprreciate Prine simply can't be Mr. Right).
Gli ultimi
due brani della raccolta dimostrano tutto lo charme di Zoe: la title track (come
si può notare dalla cover) racconta di quelle tipiche bettole della provincia
americana con le tende perennemente chiuse dove consumare una "one night stand"
o una sbronza di whisky. Il brano ti cattura con quel suo mood da vera storyteller,
mentre la divertente Come Inside è un invito
a entrare nella sua musica e schiacciare il tasto "repeat". Una conferma del valore
di Zoe Muth, che con questo Starlight Hotel ci dimostra di aver
la stoffa per entrare direttamente nell'olimpo della musica country al femminile.
Con lei il genere riacquista la sua vera anima, oggi troppo spesso persa per strada.
(Emilio Mera)