Chuck
Ragan Covering Ground
[Side
One Dummy/Rude records
2011]
Al
giorno d'oggi è difficile trovare songwriters come Chuck Ragan. Per quasi
due decadi il cantante di Gainsville, Florida ha attraversato in lungo e in largo
il suo paese, prima con la sua band punk Hot Water Music e poi da solo come un
vero troubador. Questo suo terzo album (senza contare i live e le numerosi collaborazioni
con Tim Barry, Ben Nichols e insieme al bravo Austin Lucas) è una love letter
alla sua vita "sulla strada" ed è senza ombra di dubbio il suo più onesto e riuscito
album fino ad oggi. Per avere un confronto letterario Covering Ground
è l'equivalente di "On the Road" di Jack Kerouac, visto che tutte le canzoni sono
state scritte in viaggio durante le sue estenuanti tourneé (l'anno passato aprendo
i concerti di Social Distortion e Gaslight Anthem) intorno agli States. "Fare
musica è la nostra passione ma è anche una scelta che influenza la tua vita dalla
mattina alla sera quando devi dare tutto quello che hai per il pubblico che è
lì per te" (dice Chuck in una recente intervista).
Dal suo esordio del
2007 - Feast Of Famine - all'ultimo e bellissimo Gold
Country Chuck è riuscito a creare il suo "Sound", che fa
leva sulle corde taglienti della sua chitarra acustica e sulla sua voce sporcata
da tante sigarette e tanto whisky (a volte con accenti molto Springsteeniani).
Il suo songwriting potrebbe definirsi come "Lonesome Sound", dove la strumentazione
è ridotta all'osso senza distorsioni, feedback e senza alcuna percussione, in
grado così di rivelare un cantautore come è veramente nella sua integrità e anche
nella sua intimità. Quello che si ascolta in questa sua ultima fatica è la voce,
la quale appare sempre più sofferta e piena di dolore, il suo strumming accompagnato
dal fiddle (dell'amico di sempre Jon Gaunt), dal contrabbasso (quello di
Joe Ginsberg), da qualche coro in sottofondo e niente più. Vi troviamo ospiti
illustri come Brian Fallon (Gaslight Anthem), Chris Thorn (Blind Melon),
Chris Phillips (Squirrel Nut Zippers) e la brava Audra Mae come seconda voce.
In Covering Ground scopriamo tutta la passione, l'energia, la carica il vigore,
la rabbia e la tenerezza delle sue esibizioni dal vivo.
Troviamo soprattutto
una manciata di canzoni scritte e cantate con il cuore in mano come le iniziali
Nothing Left To Prove e la road song Nomad
By Fate che aprono la raccolta; un concentrato di grande impatto emotivo
basato su un suono sempre più essenziale, con elementi folk e alternative country.
In You Get What You Give (dal bellissimo testo)
Chuck tira fuori tutta la sua rabbia, il coraggio e la disperazione mettendo in
evidenza i suoi trascorsi nella scena punk californiana. La sua voce, quasi urlata,
è accompagnata dal solo violino per una ballata molto intensa e passionale. Se
Wish on the Moon profuma di Irlanda (i Wateboys
principalmente), l'incontro con la voce femminile di Audra Mae rende Valentine
di una dolcezza spiazzante e irresistibile. In Right
a Rain il mandolino e il fiddle accompagnano il vocione di Chuck, che
sempre più ricorda quello del Boss. Seem We're Ok
è una ballata corale da brividi sottopelle con una bella armonica di Dylaniana
memoria, mentre Meet You In The Middle è la
classica heartland ballad con Mellencamp nel cuore. Le dolcezze acustiche della
conclusiva Last And Found ci lasciano dopo
tre quarti d'ora di grande musica per un songwriter con la S maiuscola.
Insieme
ad Israel Nash Gripka un'altra conferma come uno dei più autentici troubador di
quest'annata. (Emilio Mera)