Pete
Sinjin Better Angels Radio
[Pirate
Vinyl 2011]
Trattandosi di un esordio,
potremmo già esultare per l'arrivo di un nuovo interessante autore: Peter Sinjin,
songwriter dell'area di Brooklyn, New York, sappiamo storicamente sempre molto
animata da una locale scena alternative-country, mostra una maturità nella sua
visione musicale che mi fa pensare ai recenti exploit di personaggi "minori" quali
Israel Nash Gripka o Elliot Randall. Insomma una terza generazione (o quarta?
Ho perso il conto effettivamente...) di giovani autori che segue le tracce del
suono rock di provincia, ricordandoci l'influenza avuta da Ryan Adams, Whisekytown,
Jay Farrar e Son Volt, per citare alcuni capisaldi del genere. Questo giusto per
tracciare le coordinate di un disco come Better Angels Radio, che
suonerà decisamente familiare a chi ha apprezzato l'età dell'oro, definiamola
così, del country rock anni '90, ma non ha smesso di cercare testimonianze anche
oggi. Non una novità dunque, ma belle canzoni certamente, costruite mettendo insieme
radici folk e naturalmente roots con un sound più elettrico, a volte anche pop
nella trama di alcune melodie.
La produzione di Mike Davis (bassista,
ha lavorato anche con Norah Jones) e Riley McMahon (sua una buona parte delle
chitarre, lap steel, mandolino e piano che arrichiscono gli arrangiamenti) esalta
la delicatezza e la naturalità della voce di Sinjin, che ci introduce nel suo
mondo già nei primi versi della ballata Driving California:
"I got Neil Young way up loud/ Got my best gal next to me". Il viaggio è di quelli
che ci conquistano: la California, il violino e il timbro country rock, citando
nel corso della canzone anche Buck Owens. Non scadiamo però nei territori del
tradizione più pura, perché già la successiva Broken
Radios, dedica nostalgica all'epoca pionieristica delle radio indipendenti,
si risolve in un suono più romantico ed elettrico. In questo senso trovo particolarmente
legati alle regole dell'alt-country episodi come Romance
of the Punkers e Yr Mah Gurl, spesso
con cadenze che grazie al citato violino (Joe Deninzon) possono avvicinarsi maggiormente
alla matrice acustica: Snowflakes in Your Summer hair,
la marcetta di All the Record Stores, altro
numero nostalgico che celebra la morte dei negozi di dischi (…ne sappiamo qualcosa)
o ancora il commovente ritratto dei funerali di Bob Kennedy che evocano musica
e testo di Funeral Train.
Sull'altra
facciata, definiamola così, Peter Sinjin è capace di mischiare la sua voce con
un classico roots rock più robusto, roba che sembra farina del sacco di un cantautore
del Midwest: Brand New Year, attraversata
dal suono della slide guitar, oppure il possente riff blues rock di Times
Like These, meno efficace tuttavia rispetto a quando Sinjin abbraccia
il suo lato malinconico e ci regala momenti che sono la sintesi di quello che
definiamo suono provinciale: Schuykill Red
nel finale sintetizza bene queste impressioni e ci rimanda agli sviluppi prossimi.
Segnamoci il suo nome, nella speranza che possa fare il salto come altri colleghi.
(Davide Albini)