Patrick
Sweany That Old Southern Drag
[Nine
Mile Records 2011]
È quasi frustrante scoprire
a volte le qualità di un artista dopo essere venuti a conoscenza di una carriera
che dura da una decina d'anni, rimpolpata da ben quattro dischi indipendenti e
giustamente celebrata da qualche illustre collega che lo ha visto in azione da
vicino: Jorma Kaukonen, ad esempio, che lo ha spesso chiamato a partecipare al
suo famoso campo "scolatisco" dedicato allo studio della chitarra. Tant'è, ma
di Patrick Sweany ammettiamo che fino a ieri sapevano assai poco, anche
su queste pagine solitamente attente ai margini della produzione americana. Ora
stabilitosi a Nashville, dove ha preso forma anche il qui presente That
Old Southern Drag, ma originario della cittadina univeristaria di Kent,
Ohio, Sweany si porta dietro un bagaglio di concerti e strada battuta da fare
invidia alla più classica delle biografie da folksinger: la sua musa è stata il
blues, la collezione dei vinili del padre, gli accordi di Leadbelly e Lightnin'
Hopkins. Nel cammino però qualcosa si è accumulato e dalle prime avvisaglie, collaborando
con Jimmy Thackery e Roy Book Binder, siamo arrivati ai recenti lavori con la
Nine Mile records, prodotti insieme all'amico Dan Auerbach (Black Keys).
L'intuizione
dunque, se avete afferrato il legame artistico, è che il blues sia un linguaggio
meno immobile di quello che si pensi, così That Old Southern Drag prende le misure
della tradizione nera, ci aggiunge le naturali digressioni in ambito soul - o
southern soul per essere più precisi - e si permette di sporcare il tutto con
una chitarra a tratti feroce e dallo spirito garage sixties. Il suono che
scaturisce non può non rimandare ad alcune illuminazioni presenti nei Black Keys,
dando prova del soldalizio con Auerbach, anche se Sweany ha sufficiente personalità
per uscire allo scoperto con una sua lettura del genere. E' il piccolo combo messo
in piedi con Adam Abrashoff, Tim Marks e Clint Parris a garantire questa compattezza,
pur nella scarnificazione dei brani: Oh! Temptation
è puro r&b sixties rivisto nella chiave della bassa fedeltà, Same
Thing è una ballata soul in cui struggersi, The
Edges ci aggiunge anche un morbido sax proseguendo sul sentiero e fornendo
peraltro la coperta migliore in cui avvolgere la vocalità black di Sweany, caratteristica
vincente tanto quanto la sua "misura" chitarristica.
Lo strumento
principe del disco - mai invadente o protagonista all'eccesso, sempre invece in
funzione della canzone in sé - è chiamato in causa nella carica rock'n'roll che
si impossesa di Sleeping Bag e di una trascinante
Corner Closet, lambendo il garage blues più
torbido con Rising Tide e nella convulsa e
punkeggiante Police Car Blues. Se un appunto
va mosso a That Old Southern Drag è probabilmente quello di giocarsi le carte
migliori nella prima ideale facciata, anche se l'attenzione non scade mai sotto
la soglia di guardia: nel finale semmai ritornano alcuni clichè soul in More
and More, oppure ulteriori prove di quel rock blues di scuola Fat Possum,
Black Keys e dintorni, che in Heavy Problems (Peavy rage)
rallenta i ritmi e esalta le valvole degli amplificatori. Poche increspature comunque
per un autore a questo punto da ripercorrere a ritroso, disco dopo disco. (Fabio
Cerbone)