Bobby Bare Jr.
Young Criminals Starvation League
Munich 2002




In pausa di riflessione dalla sua principale attività, quella di leader dei Bare Jr., corrosiva rock'n'roll band a metà strada tra le roots della provincia ed un punk-rock arrembante, Bobby si concede un piccolo sipario da songwriter integerrimo. Young Criminals Starvation League, oltre a possedere uno dei titoli più curiosi dell'anno, è anche una vera rivelazione per chi lo credeva capace solamente di crepitanti impennate elettriche: messi i panni del folk singer, Bobby Bare jr. ruba un briciolo d'ispirazione al padre (famosa icona della country music negli anni sessanta), inventandosi tuttavia uno stile alquanto singolare, che rivisita le proprie radici rurali con una sensibilità pop&soul soffice e vagamente sixties. Si fa aiutare nell'operazione da molti amici, compresi diversi componenti dei Lambchop e da un'intera sezione fiati, la quale costituisce una delle trovate più geniali del disco. La presenza di quest'ultima caratterizza le melodie spensierate di I'll Be Around e Flat Chested Girl From Maynardville, folk-rock fantasioso e fuori moda, che mischia suggestioni beatlesiane, i profumi country della Nashville classica di metà anni sessanta con un canto sgraziato e sofferente. A tratti malinconico ed ombroso nella sua veste ostinatamente acustica (il folk-blues di Mehan, la dylaniana Dig Down), altre volte volutamente goffo nelle sue melodie (The Monk at The Disco), il disco scivola via con gusto, assecondando l'umore stralunato dell'autore, che passa da una versione rootsy di What Difference Does It Make (brano degli Smiths) al country-soul elegante di The Ending, per finire nelle braccia di un classico della canzone americana (a firma Shel Silverstein) quale Painting her Fingernails. Imperfetto e molto naif nelle intenzioni, Young Criminals Starvation League potrebbe aprire la strada ad un nuovo interessante songwriter.
(Fabio Cerbone)

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