Danny Click
Elvis the Dog
Appaloosa/IRD
2002

1/2


Si rafforza il legame italiano per Danny Click: il rocker texano ha trovato un rifugio sicuro e tutta la competenza possibile in casa della milanese Appaloosa, con cui aveva esordito due anni fa grazie alla testimonianza live di Night of The Living Guitars. A differenza di quel disco, eccessivamente votato al linguaggio rock-blues, il nuovo lavoro si impone come il più compiuto e convincente della sua breve carriera. In questa occasione ci immergiamo in atmosfere più dilatate, che spaziano dal crudo rock'n'roll alla Mellencamp (il clima torrido di Marseilles), ai profumi del border messicano, dalle deviazioni in territori southern ad una serie vincente di ballate rock da grandi spazi (la splendida accoppiata di Fools Parade e Love At War), il tutto immerso in una straripante elettricità, che, quando riesce a cogliere l'essenza del genere, viaggia spedita come un treno. Elvis the Dog si avvale innanzi tutto di una produzione (lo stesso Danny Click) molto più centrata che in passato: il sound è compatto e tirato a lucido, la band gira a pieno ritmo (un plauso al fido compagno Dave Sampson, seconda preziosa chitarra) sulle dinamiche di un rock'n'roll epico e sferzante. Killing Fields parte col piede giusto: una cavalcata elettrica di sei minuti e mezzo, con una slide assassina che la attraversa in lungo e in largo, è il biglietto da visita migliore per presentare un chitarrista che sembra aver capito la differenza tra un solismo fine a se stesso e la bontà di una canzone. Avendo anche compreso i suoi legittimi limiti come autore, Danny Click si è intelligentemente rivolto ad una serie di efficaci cover: ad esempio la beatlesiana I've Got a Feeling, che si trasforma in una ballata elettrica travolgente (alla seconda voce l'amico Jimmy LaFave), la riflessiva Dust on The Bible (Bob Childers) o Tijuana di J.J.Cale, spanish ballad di confine. Dalla sua penna riesce in ogni caso a sforderare il bollente southern-rock di No Good Reason, in duetto con Julieann Banks, una rocciosa ballata della stoffa di I Miss You ed una inattesa chiusura acustica (la stessa title-track), sulla scia del maestro Ry Cooder.
(Fabio Cerbone)

www.dannyclick.com