The Delgados
Hate
Mantra recordings 2002




Ciclismo (il nome deriva da Pedro Delgado, vincitore del Tour De France del 1988), indipendenza (per il loro battesimo musicale hanno deciso di fondare la Chemikal Underground, audace etichetta indipendente che ha saputo credere in Arad Stap e Mogwai) e spregiudicata creatività fanno dei Delgados uno dei gruppi più curiosi ed interessanti della scena scozzese e, perché no, anche di tutto il Regno Unito. Portavoce di un noise pop articolato e ricco di arrangiamenti, il gruppo trova in Hate il tassello mancante di una carriera sfociata, fino al 2000, in The Great Eastern, album apprezzato da critica e pubblico. Il beginning di The Light Before We Land, fatto di chitarre grezze, archi e dolcezza, abbozza a quello che brani come All You Need Is Hate, Child Killers consacrano ed evidenziano. Emma Pollock e Alun Woodward, i due vocalist della band, si dividono le dieci canzoni dell'album, guidando le melodie in modo fine e leggero, facendosi aiutare da pianoforte, archi e cori (Woke From Dreaming), familiarizzando da subito con sonorità pop (ottenute grazie all'uso di chitarre acustiche) e percussioni preconfezionate in studio, come per la bellissima Coming In From The Cold. L'espressione più triste riflessa dal grigiore di Glasgow è lo specchio di alcuni passaggi di Never Look At The Sun, brano a cui partecipa anche Dave Fridmann, già collaboratore dei Mercury Rev. Per dirla tutta Hate ha poco da spartire con le pagine virtuali di Rootshighway, è comunque un album che si merita, dopo una serie abbastanza ampia di ascolti, un buon giudizio ed una considerazione totale. Insomma, sto ritrattando quasi totalmente il mio "hate" per arrangiamenti abbondanti e voci femminili.
(Carlo Lancini)

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