Marah
Float Away With the Friday Night Gods
Artemis 2002


Fin dalla copertina di dubbio gusto si colgono tutte le avvisaglie di un cambiamento radicale. Non ci rimangiamo le lodi espresse per Kids in Philly, fulminante concentrato di asperità roots-rock e magnificenza springsteeniana, un incontro da stordimento tra le loro radici blue-collar di rock band della East-Coast e il fremito della provincia rurale americana, ma la realtà attuale dei Marah viaggia su altri binari, confusi e irritanti oltre ogni limite. Serge e Dave Bielanko, la coppia di fratelli alla guida della band, ha fatto fuori la sezione ritmica, si è trovata nuovi compagni di avventura (Jamie Mahon e Jon Kois i nuovi arrivi), ha cercato un produttore alla moda (Owen Morris, già all'opera con Verve e Oasis) ed ha persino pensato di registrare il tutto in Galles. Sia chiaro, non è un delitto cambiare rotta: si possono anche mandare al macero le roots americane, l'afflato soul e la fierezza operaia degli esordi, ma il risultato dovrebbe almeno somigliare a qualcosa che si possa chiamare rock'n'roll. Float Away With the Friday Night Gods è tutto meno che questo: un pasticco di rock futurista (Float Away avrà anche ospite Bruce Springsteen alla chitarra e voce, ma non si sente), immerso in un muro di feedback senza senso, disturbi elettronici, tra funky-rock indigeribile (People of The Underground) e insulsi singoli pop da radio commerciale (Crying On an Airplane, Shame). Si finisce per cercare rifugio nelle rare impennate elettriche, che mettono in evidenza i loro amori punk-rock e la devozione per i Replacements, ma non pensiate che le chitarre in Revolution o What 2 Bring ricreino la magia del passato: qui tutto è anonimo e senza vie d'uscita. Mi sembra un film già visto: il sostegno della critica (per Kids in Philly), la delusione per le scarse vendite, il tentativo di forzare il proprio suono e accattivarsi certo pubblico...lo scioglimento dietro l'angolo. Non glielo auguro, ma visti i risultati...
(Fabio Cerbone)

www.marah-usa.com