The Hackensaw Boys
Keep It Simple
HB 2002




L'idea è all'apparenza semplice: tutti riuniti intorno ad un paio di microfoni rigorosamente vintage e si comincia a suonare. Poi però bisogna avere canzoni degne di questo nome e uno spirito non comune per non scadere nella pura calligafria. Gli Hackensaw Boys riescono nell'impresa mettendo in fila quattordici brani scritti di proprio pugno, che sfido chiunque a distinguere dai classici dell'Anthology of Folk Music di Harry Smith. Il background è lo stesso, anche se in questo caso non sussiste quell'intruglio di sofferenza e spirituaità che rende immortali quelle interpretazioni. Non è colpa di questi ragazzi essere nati fuori tempo massimo, l'importante però è trovare la chiave per riproporre alcune atmosfere con una credibilità rinnovata. Keep It Simple, secondo lavoro di studio dopo l'esordio del 2002, Get Some, possiede appieno queste caratteristiche. Old-time e hillbilly music nel segno dei padri, ma con quel gusto un po' trasandato da vagabondi della nuova America di provincia, che rende gli Hackensaw Boys dei ribelli nell'anima e dei conservatori solo nell'estetica della musica proposta. Si parte con la danza bluegrass di Dance Around e siamo già dentro un film. Poi arriveranno gighe (Ruby Pearl, lo strumentale Blue Run), walzeroni da bivacco (Grandma, When You Said I Love You, la splendida Wherever You Are), qualche lamento blues da minatore (Miner) ballate oscure e malinconiche (Jonah, Keep Me Lord) e per contrasto altre dolissime (Smilin' Must Mean Something). A patto di azzerare qualsiasi barriera temporale e di non badare alle mode che corrono, Keep It Simple sarà l'inizio di un viaggio affascinante


 

The Hackensaw Boys
Give It Back
HB 2002




Band naturalmente votata all'esercizio live, perennemente e per necessità on the road, gli Hackensaw Boys hanno pensato bene di catturare in Give It Back la "sporcizia" dei loro show senza mediazioni. Attraverso festival e partecipazioni in appoggio ad artisti delle più disparate provenienze (dai Cake ai Flaming Lips fino ai De La Soul), il 2002 è stato vissuto sul bus lungo le highways americane, South-East, Texas e poi New, York, Los Angeles e via di questo passo. La qualità sonora di questa spiccia raccolta live non rende tuttavia pienamente giustizia all'impatto della band, e qui risiedono le motivazioni di una votazione più modesta. Passi pure lo slancio casereccio della loro musica, ma una maggiore cura avrebbe risaltato le dinamiche dei numerosi elementi e le qualità dei songoli musicisti. In questo modo si rischia invece di trovarsi tra le mani una specie di bootleg di discreta qualità e nulla più. Registrato tra Arizona, Illinois, North Carolina e Tennessee, Give It Back unisce materiale originale, non presente sul recente Keep It Simple, e diversi traditionals riadattati alla sensibilità della band (tra cui Ramblin' Man, Old Joe Clark e la famosa I'll Fly Away). We Are Many scrivono gli Hackensaw Boys nelle note del cd, ribadendo la centralità del gruppo rispetto al valore, non indifferente comunque, dei singoli. Questo spirito da vecchia comunità montanara si riesce a percepire fortemente lungo le note delle loro esibizioni. L'aggiunta nel booklet di una citazione da The Grapes of Wrath (Furore) di John Steinbeck aumenta il rispetto nei loro confronti
(Fabio Cerbone)