Greg Brown
Milk of The Moon
Red House 2002

1/2


Introduce una voce profonda e sensuale, un banjo ricama sullo sfondo ed una malinconica dolcezza assale l'ascoltatore: in fondo basta poco per creare poesia e siamo già dentro l'ennesimo gioiello di questo immenso folk singer dell'Iowa. Lull It By è solo l'inizio di un'altro affascinante viaggio nel linguaggio musicale asciutto ed ispido di Greg Brown. Costantemente ispirato, sempre uguale a se stesso eppure continuamente in gioco, non perde il vizio di scrivere grandi e semplici canzoni, intrise di tutti i sapori roots della sua terra. Un folk-blues oscuro e tagliente, che sembra uscire dalla penna di un Tom Waits disperso sui monti Appalachi (la strepitosa Let me be your gigolo) serpeggia nella maggior parte di questi brani, in cui una tensione palpabile viene allentata da ballate a cuore aperto, che pochi oggi si possono permettere (basterebbe la stessa Milk of the moon o il finale con Oh You). Si potrà tranquillamente affermare che Milk of The Moon non aggiunge nulla di nuovo a quanto già pienamente apprezzato in passato, alle vette artistiche raggiunte negli ultimi anni con Slant Six Mind o l'ultimo, bellissimo Covenant, ma la realtà è che siamo stati abituati troppo bene e questa nuova avventura apparirà come "routine". Non lo è affatto, perchè Greg Brown ha la stoffa dei grandi, che invecchiano bene come il buon vino, collocandosi sulla linea di gente come Dave Alvin o Steve Earle; insomma con lui si sbaglia di rado il bersaglio. Ha perso per strada il fedele compagno di produzione Bo Ramsey, essenziale cesellatore di incastri chitarristici in tutti i suoi precedenti lavori, ma la mancanza non è insopportabile: grazie a Dio è tutto come prima, un sound spartano, ridotto all'osso, che oscilla tra sulfurei blues notturni (la waitsiana Mud, la slide minacciosa di The moon is nearly full), folk-rock di fattura pregiata (Telling Stories) e qualche imprevista impennata country-rock (A little excited). Bertornato Greg.
(Fabio Cerbone)

www.gregbrown.org