Chuck Prophet
No Other Love
New West 2002

1/2


La svolta nella carriera di Chuck Prophet è stata segnata indelebilmente dalla pubblicazione di The Hurting Business, disco di sperimentazione ed incroci arditi tra la formazione tradizionalista di un chitarrista sopraffino e mai troppo lodato (anche e soprattutto quando era il braccio dei Green on Red) e le spinte moderniste di campionatori e sampling. Coraggioso se non altro, ma anche parecchio confusionario: il risultato si rivelò un vero e proprio pasticcio. Per certi versi No Other Love ne rappresenta la prosecuzione: non è il Prophet fine songwriter d'impostazione sudista in Balinese Dancer (a tutt'oggi il suo capolavoro), ne il rocker tenebroso ed eccitante di Homemade Blood, ma un credible rappresentante di un folk-rock futurista, incontro tra roots classiche e personaggi quali Beck o Eels, arrangiato finalmente con sobrietà su una solida base costituita dalle sue chitarre e da una voce forse poco eclatante, ma che assume tonalità sempre più affascinanti col passare degli anni. Di contorno tastiere, organi, archi e parti campionate che questa volta si incastrano alla perfezione. Ne scaturisce un disco sensuale e ritmico, interamente giocato sui groove e sulle sfumature di un songwriting che andrebbe seriamente rivalutato: si incrociano ballata roots (After the rain ed una strepitosa That's how much I need your love), rock'n'roll febbricitante d'impostazione low-fi (Run Primo run, Elouise), cadenze bluesy (What can you tell me) e persino iniezioni di soul (Summertime thing). No Other Love cattura l'ascoltatore nei piccoli particolari e cresce ascolto dopo ascolto, specie per chi non si lascia andare a chiusure da "fondamentalista" del rock'n'roll ed apprezza la capacità di un autore di imboccare strade secondarie ed impervie.
(Fabio Cerbone)

www.chuckprophet.com