Peter Wolf
Sleepless
Artemis
2002




Ci ha messo del tempo Peter Wolf, ma alla fine quel po' di classe che non gli è mai mancata, è stata pazientemente tramutata in una raccolta di canzoni che definiscono la statura dell'interprete e i gusti del musicista. Sleepless non è certamente il primo tentativo di affrancarsi da un passato spesso troppo ingombrante, eppure riesce per la prima volta a far emergere il suo nome in maniera del tutto indipendente. I trascorsi come leader della J.Geils Band, l'enorme successo ottenuto a cavallo tra i settanta e gli ottanta (fenomeno in gran parte americano e sconosciuto dalle nostre parti) hanno in qualche modo frenato la sua corsa solista. Rare impennate d'ispirazione hanno generato buoni dischi (viene d'obbligo citare il precedente Fool's Parade): troppi pasticci produttivi ed una eccessiva confusione tra i propri amori musicali e le esigenze del mercato. Sleepless annulla ogni incertezza perché, come precisa lo stesso Peter Wolf nelle note interne del cd, ha deciso di inseguire solo e soltanto i propri istinti, cercando di emulare i dischi e i suoni che lo hanno influenzato per una vita intera. Ecco allora lo splendido duetto con Mick Jagger in Nothing but The Wheel, ballata elettro-acustica che profuma di Stones anni settanta, l'altra metà Keith Richards nel pimpante rock-blues di Too Close Together, e persino Steve Earle in una inusuale (per il pasato dello stesso Wolf) parentesi di country rurale come Some Things You Don't want To Know. Di suo il nostro protagonista ci aggiunge una voce non indifferente per eleganza interpretativa, specie quando scivola verso quella commistione sensuale di soul e ballata rock: Growin' Pain, Run Silent Run Deep e la stessa title-track sono testimonianze più che sufficienti. A rincarare la freschezza dell'intero lavoro sono da menzionare il fragoroso rhythm'n'blues di Never Like This Before, le acque limacciose del Mississippi in Homework e i ritmi da confine messicano di Oh Marianne, dove sembra di sentire un Willy De Ville leggermente più ammaestrato. Sleepless non contiene capolavori ed intuizioni sconvolgenti, ma ha classe da vendere e viaggia nello stereo con grande facilità.
(Fabio Cerbone)

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