Boo Boo Davis
Oldskool
[Black & Tan  2015]

www.booboodavis.com

File Under: electric delta blues

di Pie Cantoni (30/10/2015)

Vecchia scuola quella di Boo Boo Davis, arzillo settantatreenne nato e cresciuto a Drew, Mississippi, un posto a metà strada tra Clarksdale e Indianola, in mezzo a campi di cotone e grano, con shacks di legno e vecchie stazioni abbandonate di un'America rurale dove rimane ancora oggi una delle più alte concentrazioni di ricchi del paese (numericamente i secondi dopo quelli di Manhattan) e una vasta sacca di popolazione ai livelli di sussistenza. Qui l'American Dream non è mai stato nemmeno lontanamente sognato. James "Boo Boo" Davis è uno dei pochi rimasti della generazione che ha conosciuto, grazie al padre, musicista anche lui, i giganti del Blues (da John Lee Hooker a Elmore James). Nella sue note biografiche racconta che provavano nel salotto di casa sua. Sarà stata contenta la Signora Davis.

A cinque anni Boo Boo imbocca l'armonica e canta in chiesa con sua madre. A tredici anni la prima chitarra e a diciotto forma una band con suo padre e suo fratello (sotto l'iconico nome di The Lard Can Band), con cui suona in tutto il Delta. Il suo ultimo disco parte proprio da dove ha iniziato: Oldskool è un disco di maniera, grezzo, sporco e semplice. Un po' John Lee Hooker, un po' Hound Dog Taylor. La band è composta da James "Boo Boo" Davis (voce e armonica), John Gerritse (batteria) e Jan Mittendorp (chitarra). Il gruppo è rodato, dal 2000 girano il vecchio continente fra vari Blues Festivals e da molto prima invece suonano in piccoli e fumosi juke joints americani. Le tracce sono state registrate live in studio in una sola seduta. Undici canzoni originali dove senza troppi fronzoli Boo Boo suona il Blues alla vecchia maniera. Le canzoni sono suonate in modo molto "energico" e in uno stile ripetuto. Fra i pezzi più interessanti, l'upbeat di Boo Boo Fool (anche se non per il testo), il sincopato Boy Blues, o lo strumentale Call Me a Clown. Old Skool è un blues elettrico classico, midtempo, in cui la chitarra segue le dodici battute fedelmente e l'armonica interrompe il flusso della canzone con brevi intermezzi, fino all'assolo finale, mentre Where We Gonna Go è quasi funky con una batteria molto in evidenza. Chiude Lucky Man che potrebbe essere un pezzo di Elmore James, tanto il riff di slide è vicino al suo stile.

Detto questo, anche se Boo Boo Davis ha conosciuto direttamente i grandi, anche se ha passato l'infanzia raccogliendo cotone anziché studiare sui libri di scuola (nella sua biografia si dice che sia analfabeta…..), anche se è da più di cinquant'anni che suona nei circuiti americani ed europei, il suo disco non ci lascia nessun "retrogusto", musica diretta e semplice, da ascoltare mentre si beve una birra, ma proprio come una lager qualsiasi, buttata giù, non lascia nessun ricordo di sé al palato. Insomma Boo Boo Davis sta a un Howlin' Wolf, come una Bud sta ad un Brunello di Montalcino. Sempre di alcol si tratta, ma molto meglio il secondo, indubbiamente.


    


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