Vecchia scuola quella di Boo Boo Davis, arzillo settantatreenne nato e
cresciuto a Drew, Mississippi, un posto a metà strada tra Clarksdale e Indianola,
in mezzo a campi di cotone e grano, con shacks di legno e vecchie stazioni abbandonate
di un'America rurale dove rimane ancora oggi una delle più alte concentrazioni
di ricchi del paese (numericamente i secondi dopo quelli di Manhattan) e una vasta
sacca di popolazione ai livelli di sussistenza. Qui l'American Dream non è mai
stato nemmeno lontanamente sognato. James "Boo Boo" Davis è uno dei pochi rimasti
della generazione che ha conosciuto, grazie al padre, musicista anche lui, i giganti
del Blues (da John Lee Hooker a Elmore James). Nella sue note biografiche racconta
che provavano nel salotto di casa sua. Sarà stata contenta la Signora Davis.
A
cinque anni Boo Boo imbocca l'armonica e canta in chiesa con sua madre. A tredici
anni la prima chitarra e a diciotto forma una band con suo padre e suo fratello
(sotto l'iconico nome di The Lard Can Band), con cui suona in tutto il Delta.
Il suo ultimo disco parte proprio da dove ha iniziato: Oldskool
è un disco di maniera, grezzo, sporco e semplice. Un po' John Lee Hooker, un po'
Hound Dog Taylor. La band è composta da James "Boo Boo" Davis (voce e armonica),
John Gerritse (batteria) e Jan Mittendorp (chitarra). Il gruppo è rodato, dal
2000 girano il vecchio continente fra vari Blues Festivals e da molto prima invece
suonano in piccoli e fumosi juke joints americani. Le tracce sono state registrate
live in studio in una sola seduta. Undici canzoni originali dove senza troppi
fronzoli Boo Boo suona il Blues alla vecchia maniera. Le canzoni sono suonate
in modo molto "energico" e in uno stile ripetuto. Fra i pezzi più interessanti,
l'upbeat di Boo Boo Fool (anche se non per
il testo), il sincopato Boy Blues, o lo strumentale
Call Me a Clown. Old Skool è un blues
elettrico classico, midtempo, in cui la chitarra segue le dodici battute fedelmente
e l'armonica interrompe il flusso della canzone con brevi intermezzi, fino all'assolo
finale, mentre Where We Gonna Go è quasi funky con una batteria molto in
evidenza. Chiude Lucky Man che potrebbe essere
un pezzo di Elmore James, tanto il riff di slide è vicino al suo stile.
Detto
questo, anche se Boo Boo Davis ha conosciuto direttamente i grandi, anche se ha
passato l'infanzia raccogliendo cotone anziché studiare sui libri di scuola (nella
sua biografia si dice che sia analfabeta…..), anche se è da più di cinquant'anni
che suona nei circuiti americani ed europei, il suo disco non ci lascia nessun
"retrogusto", musica diretta e semplice, da ascoltare mentre si beve una birra,
ma proprio come una lager qualsiasi, buttata giù, non lascia nessun ricordo di
sé al palato. Insomma Boo Boo Davis sta a un Howlin' Wolf, come una Bud sta ad
un Brunello di Montalcino. Sempre di alcol si tratta, ma molto meglio il secondo,
indubbiamente.