Otis Taylor
Fantasizing About Being Black
[Inakustik/ IRD 2017]

otistaylor.com

File Under: trance blues

di Pie Cantoni (24/03/2017)

La coscienza sociale dell'America nera mescolata alla musica delle radici è portata avanti da pochissimi artisti, da contarsi sulle dita di una mano. Corey Harris, Alvin Youngblood Hart, anche Eric Bibb (ma in modo più "sofisticato"). La coscienza nera, il padre putativo e la memoria storica di questi però è Otis Taylor, artista esploso in tarda età (il primo disco risale al '98, quando aveva già 50 anni) e che, sulla soglia dei 70, continua indefesso a portare la bandiera del blues di matrice più africana, tribale e percussiva. Il suo stile è stato definito trance-blues, con forme-canzoni ossessive, ipnotiche, incantatrici, che rimandano sia a John Lee Hooker, spesso citato fra le sue ispirazioni principali, ma anche all'africanità dei Mississippi Sheiks o di Otha Turner. Senza dimenticare però alcuni brani killer, quali Ten Million Slaves, Three Stripes on a Cadillac, che hanno raggiunto il grande pubblico con melodie più orecchiabili e ritmi più cadenzati senza mai poter essere tacciate di "paraculismo".

Fantasizing About Being Black rientra pienamente in tutto questo, temi sociali e di identità nera, ritmi africani, tonalità minori, per un disco che riprende il lavoro precedente senza stacchi. Undici canzoni in tutto, con alcuni riarrangiamenti di brani del passato (Twelve String Mile, Walk on Water, Hand on Your Stomach e Jump Jelly Belly) e altri nuovi episodi. Il disco è un mix dello stile di Taylor: il boogie jazzato di Twelve String Mile, in versione più soft rispetto all'originale; atmosfere da 'Mezzogiorno di fuoco' in Walk on Water e una rilettura carica di tensione inesplosa; roots in Banjo Bam Bam, i cui strumenti principali sono banjo e violino, gli strumenti preferiti dagli schiavi; ancora una rilettura in Hand on Your Stomach, qui più elettrica e tirata che in passato; richiami a Charlie Patton e al funk in Jump Jelly Belly; Chicago Blues che potrebbe uscire dalle corde del boogieman John Lee Hooker in Trippin on This. D to E Blues è un folk più tradizionale e diretto; vira verso il blues delle colline Jump Out of Line, che parla della paura che accompagnava le marce di protesta dei neri; rapporti interrazziali in un brano alla Richie Havens in Just Want to Live With You Baby; e infine la dolce ballata conclusiva Jump to Mexico con la chitarra slide di Jerry Douglas che la fa da padrona.

Le tematiche dei testi vanno dalla schiavitù al razzismo odierno, non solo verso i neri, ma cercando di includere tutte le differenti facce che compongono il fenomeno negli States del 2017. La band è già rodata e include Brandon Niederauer (chitarra), il citato Jerry Douglas (lap steel e chitarra), Todd Edmunds (basso), Larry Thompson (batteria), Anne Harris (violino), Ron Miles (tromba), gli ultimi due artefici delle svisate più caratterizzanti dello stile di Otis Taylor e dei call and response che si intrecciano con il cantato. In questo disco non ci sono brani trainanti come Ten Million Slaves, Three Stripes on a Cadillac o Cuckoo. Peccato perché avrebbero sicuramente movimentato il tutto positivamente. Fantasizing About Being Black resta comunque un grande disco con grandi canzoni, e se proprio dobbiamo trovare un difetto, possiamo affermare che si sente la mancanza del brano-killer (una volta si chiamava singolo) che esca dal mucchio in modo prepotente.

Nonostante questo, ennesima dimostrazione che la coscienza sociale nera è viva, a volte magari sotto tono oppure che fantastica voluttuosamente di essere ancora davvero nera (e forse ormai è più bianca africana che altro). Ma a volte ci prende in pieno e ci dimostra che la partita con il passato (anche Rhiannon Giddens insegna) non è ancora chiusa.


    


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