Kate
& Anna McGarrigle Tell My Sister
[Nonesuch. 2011] Odditties
[Querbeservice. 2011]
Nel 1986, il grande critico
viareggino Cesare Garboli, per trovare il titolo di una nuova, e memorabile, raccolta
di saggi, ricorre a un vecchio film in bianco e nero di Jacques Becker. Falbalas
- Immagini del Novecento, uscito per i tipi di Garzanti, esprime tra le molte
altre cose la nostalgia per un cinema non ancora abituato a smontare e ridefinire
ad ogni occasione "la propria grammatica", per un'arte ancora impegnata a formulare
un linguaggio piuttosto che un metalinguaggio, per una letteratura ancora capace
di significare senza dover ricorrere all'artificio di descrivere la propria centralità
allo scopo di ribadirla. Garboli preferisce Becker a Michelangelo Antonioni perché,
se il secondo è un "ideologo", il primo è un semplice "narratore", perciò un artista
in un certo senso "puro", al riparo dalla necessità di definirsi tale, estraneo
a quella "riflessione del cinema su se stesso" (la pellicola di Becker esce nel
'45) destinata a trasformarsi in uno degli archetipi indiscutibili dell'arte della
seconda metà del '900. Riascoltando di fila Kate & Anna McGarrigle
e Dancer With Bruised Knees, in origine licenziati dalla Warner
nel biennio tra il '75 e il '77 e oggi ristampati in un packaging di tre cd intitolato
Tell My Sister (che ai due album citati abbina un intero disco
di inediti e demos risalenti ai primi '70), è difficile non ripensare alla nostalgia
di Garboli per un modo di "fare arte" (musica, cinema, letteratura etc.) lontano
da tutte le contaminazioni intellettuali che l'hanno fatto invecchiare in modo
così rapido, e soprattutto non condividerla almeno un po'. In particolare oggi,
reduci come siamo da interi decenni in cui il folk-rock scoto-irlandese di radice
bretone e francofona, cioè a dirsi la parte più importante dell'ispirazione delle
due sorelle canadesi, è stato spezzettato e ricomposto attraverso vari processi
di combinazione molecolare. Talvolta, intendiamoci, con esiti anche felicissimi;
sempre, però, sottolineando una specie di sortilegio per il quale sembrava impossibile
trovare una via di mezzo tra la più pigra rilettura della tradizione e i suoi
più svariati stravolgimenti.
Kate e Anna McGarrigle, diplomate nei '60
alla Scuola di Belle Arti di Montréal, Québec, e presto alla guida delle glorie
locali Mountain City Four, riescono a cogliere fin da subito questa sfumatura
intermedia con estrema naturalezza e quasi per caso, dando vita a opere che, pur
non essendo capolavori (non hanno, del resto, alcuna pretesa di esserlo) sanno
intrecciare folk e rock, piccole fughe classiche e delicatezze jazzy, con un equilibrio,
una semplicità, un'immediatezza e un approccio informale a dir poco disarmanti.
Tutto comincia nel 1974, quando Kate, all'epoca sposata con Loudon Wainwright
III (avranno un rapporto tormentato, ricco di strappi e riconciliazioni, e due
splendidi figli, i bravissimi Rufus e Martha) e impegnata a registrare con Maria
Muldaur, telefona alla sorella Anna per sollecitarla a raggiungere Los Angeles.
L'obiettivo è quello di spiegare ai musicisti come arrangiare nel modo più efficace
Cool River, una canzone composta da Anna qualche mese prima (la trovate su Waitress
In A Donut Shop ['74], secondo album solista di Maria Grazia Rosa Domenica D'Amato,
detta appunto Muldaur), ma i consigli professionali diventano in pochi minuti
un soggiorno americano (peraltro pagato dalla Warner: altri tempi...) presso lo
Chateau Marmont di West Hollywood, dove Anna può badare ai vivaci nipoti.
Nel momento in cui entrambe le sorelle McGarrigle si trovano in studio, intente
a fornire ai turnisti qualche lezione sulle armonie vocali, i produttori Lenny
Waronker e Joe Boyd drizzano le orecchie, stipulano con le due un contratto sull'unghia,
prenotano una sala di registrazione a New York e contattano in men che non si
dica il bassista Tony Levin (Frank Zappa, Peter Gabriel) e il batterista Steve
Gadd (Chick Corea, Paul Simon), due tra i migliori musicisti disponibili sulla
piazza. Kate & Anna McGarrigle si rivela, in termini di vendite,
un flop, ma contrassegna la nascita del più irresistibile gineceo del folk-rock
che la storia della musica popolare abbia conosciuto. Boyd, che all'epoca ha già
prodotto John Martyn, Fairport Convention, Nick Drake, Pink Floyd, Incredible
String Band e molti altri, è coadiuvato da Greg Prestopino e sa come costruire
un suono folkie nitido e toccante in cui registrare ogni intervento esterno con
precisione certosina. E difatti, nella frizzante Kiss
And Say Goodbye appaiono la gommosa sei corde elettrica di Lowell
George e il sax tenore inconfondibile di Bobby Keys, nell'elegia countreggiante
di My Town il
mandolino di David Grisman, nella pianistica Blues
In D il clarinetto malinconico di Joel Tepp, nella stupenda
veduta notturna di Tell My Sister
il drumming felpato di Russ Kunkel. Dal canto suo, Gadd provvede a
mantenere un delizioso tempo di valzer su Jigsaw
Puzzle Of Life, mentre Levin imprime una sotterranea impronta
funky alla rilettura del traditional Travelling
On For Jesus, conclusione irreprensibile per un album dove non
una nota appare superflua.
Se per il successivo Dancer With Bruised
Knees i suoni di Boyd non risaltano altrettanto limpidi, le canzoni di
Kate e Anna McGarrigle sono invece addirittura migliori, persino definitive, come
detto, nel tracciare un ponte ideale tra la severa vetustà rurale del loro conterraneo
Stephen Foster e lo sfarzo multicolore della canzone americana, tra le nude melodie
del folk e le ricercate architetture di Cole Porter. Ristretta la parata degli
ospiti (ma ci sono pur sempre John Cale, organo negli svolazzi folkie della
title-track e marimba in una Be
My Baby quasi doo-wop, Dave Mattacks dei Fairport ai tamburi
e Tommy Morgan all'armonica), il disco sfrutta, per la sua maggior parte, un gruppo
selezionato di musicisti americani il cui operato sprigiona profumi bluegrass
e feeling live da ogni accordo: in Dancer With Bruised Knees ci sono poche chitarre
(quelle poche quasi tutte acustiche) e molte, sinuose ondate di pianoforte, fisarmonica
e organo, struggenti reperti delle proprie radici canadesi (i public-domain Blanche
Comme La Neige e Perrine
Ètait Servante), piccoli musical (Come
A Long Way), intense serenate (Kitty
Come Home). I demos acclusi a questa ristampa, tra l'altro in
vendita a un prezzo di lodevole ragionevolezza, non aggiungono né tolgono granché
ai prototipi già conosciuti, ma permettono comunque di soffermarsi sulle sorelle
McGarrigle e inquadrarle in una dimensione di adorabile intimità (sovente in formato
voce e pianoforte). Non tutto è inedito, ma la sospirosa versione della Annie
di Chaim Tannenbaum e la rocambolesca, spassosissima Saratoga
Summer Song, cronaca divertita di un'estate hippie piena di
fraintendimenti, valgono da sole il prezzo degli biglietto.
Dopo anni
e anni (34 dal più recente tra i due album appena descritti e 6 dall'ultimo disco
in studio, The McGarrigle Christmas Hour), dopo le collaborazioni con Chieftains,
Nick Cave e Lou Reed, ecco spuntare dagli archivi della famiglia un altra raccolta
di inediti: Odditties, più che un collettore di eccentricità, assomiglia
a un sampler di frammenti sparpagliati in ogni direzione, ma è talmente icastico,
spontaneo e privo di pretese da suscitare di nuovo la nostalgia garboliana evocata
nelle prime righe e commuovere ancora. Con quattro canzoni di Stephen Foster,
due cover dal vecchio sodale Wade Hemsworth, un pezzo live e quattro inediti autografi,
Odditties, pur capitalizzando sulle caratteristiche di uno stile sviluppato altrove
con maggior coerenza, non sembra aver nulla da invidiare agli altri dischi di
Kate e Anna McGarrigle. You Tell
Me That I'm Falling Down è un meraviglioso folk-rock elettrico
(utilizzato da Linda Ronstadt nel '75) che è un piacere sentire interpretato dalle
autrici con tanta grazia e tanta convinzione, l'ode "in morte di un felino" di
Luis The Cat (racchiusa in poche note del piano) un gioiello di
melanconia e finezza, Lullaby For
A Doll una filastrocca per bambini
deliziosa anche per gli adulti, Parlez-Nous
À Boire (desunta dalle gesta dei Balfa Brothers, un'istituzione
nei dintorni della Louisiana) la danza cajun forse più trascinante tra quelle
registrate dalle sorelle. Anna McGarrigle vive ancora col marito, il giornalista
Dane Lanken. Non incide più dall'anno scorso, da quando Kate, il 18 gennaio, all'età
di 63 anni, ha perso, dopo aver combattuto con ferma dignità, la sua battaglia
col cancro. Pudore e misura, dopotutto, sono attributi che talvolta non appartengono
solo alle opere d'arte, ma per fortuna anche alle persone che le costruiscono.
(Gianfranco Callieri)