Cheap Wine
Based on Lies
[Cheap Wine records  2012]

www.cheapwine.net


File Under: Diamantini rock


di Fabio Cerbone (06/11/2012)


Quindici anni di carriera, una discografia alla soglia dei dieci episodi, è quasi offensivo continuare a considerare i Cheap Wine una bella promessa del rock'n'roll italiano. Il corpo musicale che hanno costruito pezzo dopo pezzo in questo lasso di tempo va oltre la semplice tenacia di una band "ai margini", loro destinati sempre a sgomitare un po' di più degli altri, soltanto per avere scelto una via non convenzionale e assai poco battuta nella penisola. I Cheap Wine sono dunque una grande, solida realtà, punta di diamante di un sottobosco di musicisti che finalmente guarda alle radici del rock'n'roll senza soggezione, con naturalezza e talento. E Based on Lies è un disco che, pur non stravolgendo le coordinate del loro sound, riesce ancora a spostare di qualche centimetro più in là l'asticella della loro ispirazione. Non solo perché Marco Diamantini (non finiremo mai di sottolineare come sia sottovalutata la sincerità dei suoi testi, semplici nelle immagini quanto profondi nei riflessi) è riuscito ancora a trovare un'interessante chiave lirica alle canzoni di Based on Lies, ma anche perché l'ingresso in pianta stabile di Alessio Raffaelli ha immesso nuova linfa nella struttura rock del gruppo, caratterizzando con il suo pianoforte momenti melodici un tempo inediti.

Simboleggiato dalle particolari illustrazioni di Serena Riglietti, che accompaganno l'artwork, Based on Lies mostra per l'ennesima volta una forte progettualità, senza per questo scadere in un noioso concept: è sempre stato così anche in passato per i Cheap Wine e non fanno eccezione oggi le parole di Waiting on the Door e The Big Blow, della stessa title track, di una feroce To Face a New day (stilisticamente la più affine al suono livido del passato), fino all'amara chiusura in abito dark country di The Stone ("a volte provo invidia per quelli che sono morti" canta Marco Diamantini), dure, oneste, a tratti impietose riflessioni sull'attuale crisi della società occidentale, su un mondo per l'appunto basato sulla menzogna, sulla manipolazione della realtà, portando alla lotta dell'individuo contro l'individuo. I Cheap Wine sviluppano queste storie senza retorica e men che meno salendo in cattedra, evitando insomma il rischio di una velleitaria lezione: al centro resta l'autenticità, anche intima, delle parole e soprattutto il sound diretto e credibile del rock.

Da questo punto di vista Based on Lies è solo in apparenza un passo indietro rispetto alle trame più acustiche e "roots" di Spirits. Se Breakaway e il suo grondante rock da strada maestra sono un ponte con il passato, avviluppata fra organo e armonica, già il piano elettrico di Waiting on the Door accompagna una lenta ballata bluesy che cerca più i chiaroscuri, forse risultando troppo irrisolta, approdando però al saltellante piano da saloon di una Lover's Grave da orizzonti western. Da qui la ricordata centralità di Raffaelli nel disegnare nuove traiettorie per la band, mentre le chitarre di Michele Diamantini cercano oggi spazi più accomodanti, meno protagonismo e semmai un'intesa con l'essenza della canzone. Give Me Tom Waits dunque scalpita sulle ali di un southern boogie dove piano e slide guitar si scambiano suggerimenti, The Big Blow ritorna sui sentieri selvaggi che furono di Johnny Cash e Bob Dylan, Based on Lies si ferma per la notte in un motel blues e qui vi trova la lugrubre The Vampire, mentre On the way Back Home esce allo scoperto con un pizzico di malinconia, ballata dolcissima che si apre in un crescendo elettrico finale.


    


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