Se una sera raminga vi perdete nella
nebbia del varesotto (dopo anni è tornata!), potreste incappare
in un paese alle porte di una nascosta vallata piena di
opere d’arte (il Monastero di Torba) e fabbriche abbandonate
che si chiama Lonate Ceppino. E’ lì che da qualche anno
vive, grazie ad una associazione culturale, un piccolo club
notturno chiamato Black Inside, dove ogni settimana si suona
ogni tipo di musica, dal metal (Varese è da sempre patria
feconda per il genere) al jazz, fino a proposte più coraggiose
di rock alternativo. E’ lì che l’etichetta Snowdonia ha
recentemente tenuto il primo festival con i propri artisti,
che hanno partecipato a un curioso quanto riuscito disco
tributo al dimenticato Rodolfo Santandrea. E tra gli invitati
c’era anche lo stesso padrone di casa, Paolo Zangara,
sia perché aveva contributo al cd con una sua versione di
Un Delfino, sia perché proprio con la Snowdonia Paolo
trova l’occasione per pubblicare il suo primo album a proprio
nome, Scusi dov’è il Bar?. Frase che magari
qualcuno assocerà all’urlo, così in italiano, che si sente
verso la fine di Not Now John dei Pink Floyd , ma
in verità un naturale pensiero di chi gira solitario di
notte e cerca una boa per aggrapparsi, meglio se poi con
anche con buona musica da sentire.
Zangara è musicista scafato, sulla scena fin dai primi anni
80 con un curriculum lunghissimo di band e collaborazioni
che hanno abbracciato blues, drum’n’bass, musica sperimentale
e rock italiano, ma mai si era cimentato in questo stile
da cantautore italiano anni 60-70. Lui infatti cita Tenco
e Ciampi come fari nella notte, e ovviamente Fred Buscaglione
per il suono adottato. Il disco è stato ben registrato dal
chitarrista Lory Muratti, con uno stuolo di musicisti legati
al mondo del pop e del jazz, tutti adatti allo stile da
chansonnier alla Paolo Conte o Vinicio Capossela prima maniera
di queste canzoni. I sapori jazz sono dunque preponderanti
grazie alla sezione fiati di Tarcisio Olgiati e Mauro Brunini,
al contrabbasso da locale fumoso (ma non si può più fumare,
mi raccomando, resta solo il sapore nella musica) di Francesca
Morandi, e dal pianoforte di Mauro Banfi. In questo scenario
si inseriscono le chitarre flamenco di Roberto Talamona
e la batteria di Pier Tarantino, che si mette in gran evidenza
nella più sperimentale Parole.
Per il resto Zangara canta con tono basso e quasi sospirato
come il genere richiede, e brani come Una Corsa o
Dall’altra parte del Mare si rivelano essere più
che finemente arrangiati anche grazie al gioco di voci jazz
di Leila Rossi ed Elisabetta Girola. I testi seguono il
flusso di pensieri dell’uomo che vive la notte come momento
intimo, sia per ricordarsi di passati amori (Giorni e
Notti), sia per vivere la propria solitudine, sofferta
(Silenzi Irrequieti) o fiera (Sono Quel che Sono),
il tutto ammantato da quell’amore per il jazz raccontato
benissimo nel finale di Senza Meta. Consigliato agli
spiriti della notte.