Il cognome deriva da uno dei personaggi di American Tabloid di James Ellroy (Ward
Littell), ma il nome di battesimo rende il tutto ancora più simile ad un protagonista
della scena di Austin. Guy Littell però è italianissimo, viene da Torre
del Greco e all'anagrafe fa Gaetano Di Sarno. Attivo da ormai quasi dieci anni
nel mondo del folk nostrano, Littell ha alle spalle una discografia composta da
un Ep di esordio (The Low Light & The Kitchen, 2009) e due album (Later del 2011
e Whipping the Devil Back del 2014, in cui compariva anche Steve Wynn all'armonica),
in cui già traspariva la sua cultura fatta di musica americana, ma anche un grande
amore per i suoi protagonisti più stralunati e sofferti come Sparklehorse o Elliott
Smith.
E da qui parte anche il nuovo disco One Of Those Fine Days,
da una So Special che sfrutta al meglio una
vocalità per nulla impostata e portata ad evidenziare i toni striduli, ma con
un arrangiamento decisamente da rock cantautoriale della scena post-grunge degli
anni 90. Cheatin Morning, con il suo giro alla Byrds, riporta però già
il tutto alla tradizione e a quella evidente influenza di Neil Young che caratterizza,
a volte un po' al limite della piena riverenza, tutto l'album. E non è finito
qui il giro dei rimandi, con Better For Me e New
Records And Clothes che guardano a Ryan Adams (anzi, la seconda, con
il suo piglio da rock stradaiolo, direi quasi più a Jesse Malin). Love It è
più da cantautore classico mentre Song From A Dream viaggia su coordinate
springsteeniane. Molto interessante Don't Hide,
ballata con sempre Neil Young nel motore, ma con un sound e una struttura che
ricorda un po' certi dischi anni 90 di band come gli Slobberbone, mentre No
More Nights meritava forse qualche rifinitura in più nella parte vocale, che
cerca volutamente i Dinosaur Jr. dell'era Where You Been.
Ma qui sta il
pregio e il limite del disco, che cerca anche in studio l'immediatezza live di
un suono che fa del suo essere grezzo un vanto, come ha da tempo insegnato il
maestro Neil, il tutto però un poco a discapito dei particolari o, come proprio
nel caso di No More Nights, di una melodia che potrebbe anche essere più
enfatizzata o valorizzata. Il finale Old Soul
è solo per acustica e voce e conferma Littell artista capace di essere personale
nella scrittura, pur utilizzando uno stile con un chiaro riferimento artistico.
Il disco è registrato ad Eboli e prodotto dallo stesso Littell con particolare
enfasi sul lavoro alla chitarra elettrica di Luigi Sabino, con un risultato che
conferma come ormai ovunque in Italia, anche al sud, siamo capaci di produrre
quel genuino american-sound che inspiegabilmente però mai abbiamo sentito arrivare
nelle radio nostrane, in tutti questi anni di piena crescita dei nostri artisti.