Avevamo già incontrato An
Early Bird, nickname di Stefano de Stefano, con il bel disco
d'esordio Of
Ghosts & Marvels nel 2018, album che confermava
la raggiunta maturità della scena indie-folk nostrana, e dopo
due anni eccolo con l'atteso seguito, intitolato Echoes
Of Unspoken Words. Quasi seguendo un percorso ormai obbligato
nel genere (alla Bon Iver, mi viene da dire), per cui dagli scarni
suoni acustici di partenza, si passa pian piano ad un folk-pop
appoggiato ad eteree tastiere e interventi di elettronica, anche
An Early Bird decide di arricchire la sua proposta con nuove sonorità
e qualche sperimentazione in più rispetto al rigore mostrato due
anni fa. Se l'interlocutorio inizio di Declaration Of Life
serve a ribadire l'intenzione di affrontare temi ancora più personali,
Talk To Strangers, brano che vede la partecipazione di
Old Fashioned Lover Boy, è una dolce ballad finemente arrangiata
anche negli impasti vocali, che introduce alla guerra tra cuori
descritta da una Racing Hearts, che stilisticamente si
colloca ancora negli antichi steccati dell'indie-folk più classico
(come anche Fire Escape, “Ryan Adams che prende un caffè
con William Fitzsimmons“ secondo la presentazione del suo stesso
autore). Il disco si mantiene quindi sui toni sussurrati della
sua voce (che spesso sembra quasi essere femminile) e su atmosfere
evocative. One Kiss Broke The Promise parte infatti come
una piano-ballad poi contrappuntata da una drum machine, State
of Play simula con i synth un dialogo tra chitarra acustica
e sezione d’archi, mentre The Magic Of Things ha una cadenza
più da brit-pop. Registrato con l’aiuto di Lucantonio Fusaro,
Claudio Piperissa e Luca Ferrari, l’album è sicuramente molto
curato e complesso, e raramente si lavora di sottrazione come
nell’acustica Stay, mentre molta attenzione è stata messa
nei testi, attente e sofferte riflessioni sulla natura dell’amore,
a volte prigione più o meno volontaria (The Prisoner),
a volte luogo dove l’istinto e la passione non possono rispondere
alle normali regole etiche del giusto e dello sbagliato (Mermaid
Song). Disco molto interessante, che conferma la crescita
di un autore italiano tranquillamente esportabile nel mondo.
James
Meadow A
Scarecrow Sight [James
Meadow/ IRD 2020]
Giovane chitarrista e autore di raffinata
educazione folk, ma aperto alle contaminazioni di un suono più
moderno, Davide Falcone in arte James Meadow (il nome ispirato
alla famosa antropologa americana Margaret Mead) approda al debutto
con una qualità musicale e di scrittura che appare già solida
nelle tessiture degli arrangiamenti e delle melodie. Il merito
è da condividere con Luca Perciballi, che cura con meticolosità
il morbido sound elettro-acustico di A Scarecrow Sight,
intervenendo in fase di produzione con le sue chitarre elettriche,
le tastiere e piccoli abbellimenti di elettronica. Frutto di due
anni di raccolto, con canzoni scritte fra il 2017 e il 2018, registrato
in trio, la formazione completata dalla batteria di Riccardo Vandelli,
l’album alterna un’elegenza folk d’autore che si rifà esplicitamente,
anche per ammissione dello stesso Falcone, a personaggi come Bruce
Cockburn (dall’apertura di If You Keep on Walking alla
dolce solitudine acustica di Mother), al quale personalmente
affiancherei anche lontani echi west coast del più leggiadro David
Crosby (Heavy Sky of Home), fino ad incontrare un sapore
indie folk e pop più attuale (Freedom of Tools, Turbolence).
La porta di James Meadow dunque resta idealmente aperta, e circondata,
come suggerito dalla bella copertina, dal mondo esterno, uno sguardo
su ciò che ha formato le sue esperienze (musicista in viaggio,
con tappe in Europa e Canada), non solo musicali. Laureato anch’egli
in antropologia, con una evidente sensibilità poetica che si riflette
nei testi, attraversati dalle ombre di un’umanità ferita (il rapporto
con la guerra, i rifugiati e l’immigrazione che si palesa in Legacy
e Holding the Future, oltre che nella citata Mother),
James Meadow sembra voler trasfigurare i suoi studi e la sua visione
del mondo in musica. A Scarecrow Sight riesce nell’intento
anche con una certa leggerezza (Entangled in Love) e un
impasto dolciastro ed emotivo nelle melodie (We Met in a Glance),
al quale servirebbe soltanto una maggiore convinzione e padronanza
nella voce, qualche volta ancora troppo timida o impacciata nel
dominare le canzoni. Il bel lavoro di cesellatura dei suoni per
adesso aiuta a sorreggerlo.