Giulia Millanta
The Funambulist
Songs from the High Wire
[Ugly Cat Music 2014]

www.giuliamillanta.com

File Under: the road to texas

di Fabio Cerbone (02/06/2014)


"Funambola", non c'è dubbio, Giulia Millanta, che riassume bene la sua recente vita di musicista nel titolo del nuovo album e annuncia un filo conduttore che sa di autobiografico. Fiorentina di nascita, già segnalata per due interessanti lavori discografici a cavallo tra moderna canzone pop d'autore e folk rock, in particolare l'interessante Dropping Down, ha deciso da qualche tempo di mettersi in viaggio, accumulando esperienze che sono poi il nutrimento essenziale per una cantautrice che non ha mai fatto mistero di guardare oltre l'Italia. Lei infatti canta principalmente in inglese, ma non solo: è qui che The Funambulist mette insieme suggestioni e versi dal mondo, in italiano, spagnolo e francese, raccontando quindi la stessa strada percorsa da Giulia per i palchi di mezza Europa e oggi d'America.

Scopriamo così che Austin è diventata la sua seconda casa nel 2012: niente affatto facile farsi spazio in una scena così vivace e affollata, ma anche una innegabile opportunità di crescita. Sono arrivati così alle stampe prima Dust and Desire e ad un solo anno e mezzo di distanza il qui presente album, quello che potremmo definire un po' la summa di questo percorso artistico. L'idea quindi di lasciare le briglie sciolte e di spaziare fra linguaggi e musiche differenti ci riporta al titolo di cui sopra (ballando poi sul filo del sottotitolo): con musicisti americani di grande esperienza come David Pulkingham (già chitarrista nella band id Alejandro Escovedo) e Glenn Fukunaga (basso, Joe Ely Band), grazie agli interventi del violino del messicano Roberto Paolo Riggio e del piano di Eddy Hobizal, The Funambulist acquista sicuramente una personalità più sfaccettata (e magari internazionale), senza perdere le peculiarità della musica di Giulia Millanta. Questa volta forse il soggiorno texano "sporca" più di Americana e blues alcuni episodi, a cominciare dalla partenza con Ma Voix e Lost In Space, fino alla delicata, desertica Carry the Cross, dove il gioco di piano e chitarra apre agli orizzonti americani.

Non mancano comunque momenti in cui il folk più scuro e malinconico che animava anche i dischi precedenti si rifà vivo, come caratteristica del canto di Giulia Millanta: dal mazzo estraiamo How Fast Can You run? e la dolce melodia del walzer acustico She Floated Away, ma una menzione speciale meritano anche le spanish words di Llevatelo A La Luna, ballata attraversata dalle atmosfere intriganti della slide di Pulkingham. Da qui se ne deduce che probabilmente resta più congeniale per Giulia Millanta l'epressività dell'inglese, proprio per la qualità degli arrangiamenti e le influenze in cui sembrano nascere buona parte delle sue ballate: il sound insomma è quello del folk a tinte elettriche ed episodi in lingua madre come Il grande fratello o la zingresca Come polvere sembrano cedere qualcosa nell'amalgama tra musica e parole. Un rischio d'altronde insito nella stessa scelta, non usuale e coraggiosa sia chiaro, di utilizzare diversi registri: qualche sbalzo di tensione nella scaletta, ma anche una buona prova di maturazione stilistica.



 


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