inserito 31/10/2011

Red Wine Serenaders
D.O.C.
[Totally Unnecessary Records 2011]



Formidabile combo dal vivo, di quelli che valgono chilometri al fine di ascoltare la loro "rendition" di You Must Come It At The Door, vecchio classico del gospel, o il finale a base della loro canzone simbolo, Drinkin' Wine Spo-Dee-O-Dee che Sticks McGhee firmò con tanta lungimiranza; e molto altro. Ed è il primo asso nella manica di Veronica Sbergia e compagni, la raffinatezza della loro ricerca. Formidabile è la parola giusta: la band ha dalla sua doti di grande rilievo, in primo luogo verve e autoironia le quali, unite a una conoscenza profondissima e un po' di più, fanno un che di estremamente accattivante; in secondo luogo l'amore per il particolare e per la proposta "Doc", com'è il titolo di questo bellissimo disco (titolo tanto breve quanto intelligente), la cura e la naturalezza con cui riescono a rendere i pezzi, tutti pressoché provenienti dal patrimonio tradizionale di più antica memoria; ultimo, forse il più importante, la non comune capacità di trasferire su solco (una volta forse; oggi è il file mp3) la loro carica dal vivo.

Veronica Sbergia può contare su una grande voce, da gentildonna del classic blues, ma con una irresistibile increspatura sui toni poco più che medi; l'insostituibile ritmica è cifrata dal washboard e dal contrabbasso di Alessandra "Suono-anche-con-i-guanti-se-è-freddo" Cecala, ottimo supporto per gli intrecci delle chitarre di Max DeBernardi e Mauro Ferrarese. E' un tripudio di suoni, mandolini, kazoo, ukulele, slide, da parte di musicisti di grande esperienza e valore. Cosicché Sbergia ha tolto il proprio nome dall'intestazione e il disco risulta dunque accreditato semplicemente ai Red Wine Serenaders, nome ideale per una jug band delle origini; ed è infatti con un brano della Memphis Jug Band che Doc inizia, per la precisione On The Road Again, sottolineato dall'armonica di Marcus Tondo.

La tradizionale Out On The Western Plains, canzone di Leadbelly guidata con una buona dose di spirito dalla bravissima Alessandra (ne fece una splendida versione Rory Gallagher), si frappone tra I'd Rather Drink Muddy Water e l'eccellente In My Girlish Days, che fu nelle mani di Memphis Minnie e che Veronica interpreta con padronanza. Leadbelly "pancia di piombo" è solo uno dei personaggi transitati in studio per l'occasione: ci sono Sam Chatmon con tutti i Mississippi Sheiks al gran completo, per una It Calls That Religion proprio doc, c'è Casey Bill Weldon con Did You Mean? (ottimo il solo di chitarra); il jazz non s'intreccia più con il blues come allora, come nel 1931 di You Rascal You, che insieme a Linin' Track (ancora Leadbelly) e al traditional Samson & Delilah completa il disco di questa, dicevamo all'inizio, formidabile band.
(Roberto Giuli)

www.redwineserenaders.it


  


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