Gill Landry
Love Rides a Dark Horse
[
Loose/ Goodfellas
2017]

gilllandrymusic.com

File Under: americana land

di Davide Albini
(28/11/2017)

Altro fuoriuscito da quella grande fucina di talenti del folk americano che sono gli Old Crown Medicine Show, Gill Landry torna con il quarto disco solista e il secondo per la prestigiosa etichetta Ato (l'inglese Loose per il mercato europeo). Proprio nelle stesse settimane in cui un altro illustre ex della band, Willie Watson, pubblica il suo secondo volume di vecchie ballate della tradizione, Landry risponde idealmente con un album più moderno, che cerca di aggiornare il suono dei cosiddetti singer-songwriter dell'altra Nashville, avvicinandosi di più al gusto Americana contemporaneo.

Faccio questa distinzione e al tempo stesso accosto i due musicisti non solo per la chiara radice comune e la storia negli OCMS, ma perché entrambi esprimono a modo loro due approcci al genere che ultimamente sembrano essersi infilati in un vicolo cieco. Se Watson riecheggia il passato in modo filologico, quasi maniacale, con un suono acustico e scarno come se fosse uscito da un vecchio 78 giri, Landry prova a dare una forma più elegante alle sue ballate, un country rock sonnolento e morbido che si avvale della sua voce profonda, l'aspetto più interessante, ma non offre mai uno spunto che gli faccia compiere il salto di qualità. Love Rides a Dark Horse è disseminato di languide canzoni di frontiera e country crepuscolari, con la predominanza di pedal steel, piano e acustiche che evocano la Nashville dei Settanta aggiornata ai giorni nostri. Peccato che i brani si avvicendino uno uguale all'altro, dall'iniziale Denver Girls alla chiusura con The Real Deal Died, due minuti e passa di fiacca introduzione prima che Landry si decida a cantare sul serio, canzoni monocordi nella ricetta sonora, country rock ovattato con qualche intervento della seconda voce di Klara Soderberg (First Aid Kit) e pochi altri sussulti.

Apprezzabile il duetto di Berlin, da cui è tratto anche un video, carezzevole il suono distante della tromba in The One Who Won the War, ma da metà disco in poi (per fortuna breve e coerente nella sua uniformità) tutto comincia ad essere indistinto e la voce stessa di Landry una bella firma su composizioni un po' evanescenti (Scripted Love, The Woman You Are, quest'ultima attraversata da un'armonica dai sapori younghiani). Gill Landry ha affernato che Love Rides a Dark Horse è il suo disco blues, più a livello concettuale, si intende: una raccolta di sensazioni che vengono a patti con i suoi errori di uomo (alle spalle un fallimento sentimentale e qualche ripensamento anche sulla sua vita di musicista), con le prigioni della sua mente. Una certa pesantezza delle tematiche deve avere schiacciato a terra anche gli aspetti musicali dell'album, noioso e ripetitivo sulla distanza.


    


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